AGI - Proibire indiscriminatamente i licenziamenti per tutto il 2020 "non èuna buona idea". Il giudizio èdell'ex presidente dell'Inps, Tito Boeri, che, in un articolo su la Repubblica, invita il governo ad "allinearsi al più presto alle scelte fatte negli altri paesi europei, imponendo il divieto di licenziamento alle sole imprese che fruiscono gratuitamente della cassa integrazione. Vigente il blocco dei licenziamenti per tutte le imprese", sottolinea l'economista, quelle che vivono una stagione di grande incertezza sul loro futuro e, ancor più, quelle costrette a ridurre i loro volumi di attività, finiscono per congelare le assunzioni e non rinnovare i contratti a tempo determinato alla scadenza". Secondo Boeri, "senza quella valvola di sfogo molte più imprese falliscono lasciando a casa i propri dipendenti. Per non parlare delle imprese che potrebbero lasciare il nostro paese per sfuggire ad un divieto incostituzionale quando protratto oltre la stretta emergenza e che non ha corrispettivi nell'area Ocse".
Boeri rileva inoltre che "la bozza di decreto agosto, in aggiunta all'estensione del divieto di licenziamento, prevede anche una decontribuzione totale fino a dicembre per le imprese che smettono di utilizzare la Cassa Integrazione, indipendentemente dal fatto che stiano assumendo dei lavoratori. Combinata con il blocco dei licenziamenti", osserva, "questa misura senza precedenti (gli sgravi contributivi concessi negli ultimi anni erano sempre vincolati a nuove assunzioni) èun regalo inaspettato alle imprese che avrebbero comunque smesso di utilizzare la Cassa".
Per Boeri, "la combinazione di Cassa Integrazione, decontribuzione e inevitabile estensione della durata dei sussidi di disoccupazione, redditi di emergenza e di cittadinanza per chi viene per legge tenuto fuori dal mercato del lavoro dal divieto di licenziamento sono destinati a imporre un ulteriore salasso ai contribuenti futuri". Le imprese italiane, sottolinea l'economista, "stanno faticosamente cercando di tornare alla normalità e "ogni prolungamento del divieto di licenziamento", rileva, "allontana questo graduale ritorno alla normalità. Ma èforse èproprio questo che si vuole", conclude, "tenere viva l'emergenza per imporre 'un nuovo modello di sviluppo' che suona allo stato attuale come la condanna di chi oggi vorrebbe entrare nel mercato del lavoro e un fervido invito ai giovani a lasciare il nostro paese".