AGI - "No, Atlantia non ha intenzione di uscire da Aspi, ha riconosciuto gli errori e ora vuole avere l'orgoglio e la pazienza di rimediare, anche con altri soci. Ci impegniamo a stanziare 3,4 miliardi suddivisi tra oneri di ricostruzione, riduzione modulare dei pedaggi e ulteriori manutenzioni delle infrastrutture, tutti elementi a nostro carico". In una doppia intervista al quotidiano la Repubblica i vertici di Aspi, gli ad della holding e della società di gestione Roberto Tomasi e Carlo Bertazzo spiegano che il confronto tra la società Autostrade, i suoi azionisti e il governo si sta avviando alla fase conclusiva.
Bertazzo afferma: "Già dal 6 febbraio scorso abbiamo aperto alla possibilità di diluirci a favore di soci terzi, sotto il 51% ma a condizioni di mercato e nel rispetto dei soci di minoranza Allianz e Silkroad". E "Atlantia per raggiungere un accordo e sbloccare questa situazione è disposta a rinunciare a una parte dei suoi diritti di opzione in presenza di un aumento di capitale. Sempre che i nuovi soci condividano il nostro piano di trasformazione della società, comunque migliorabile".
Ma in ogni caso, chiarisce Tomasi, "siamo aperti a condividere la governance con gli eventuali nuovi soci pubblici e privati, come avviene in altre società internazionali". L'ad di Aspi puntualizza: "Non si capisce quale sarebbe l'interesse del Paese nel caso di una revoca. Investimenti per 7,5 miliardi già cantierabili verrebbero buttati alle ortiche, il nuovo concessionario dovrebbe ripartire da zero. I 7.000 dipendenti sarebbero a rischio e si aprirebbe un contenzioso che durerebbe anni. La nostra proposta invece è nell'interesse del Paese".