Un giugno da dimenticare, a causa del coronavirus, per i conti pubblici. Il saldo del settore statale si è chiuso, in via provvisoria, con un fabbisogno di 21.000 milioni, in peggioramento di circa 20.100 milioni rispetto al risultato del corrispondente mese dello scorso anno (903 milioni). Il fabbisogno dei primi sei mesi dell'anno in corso è pari a circa 95.500 milioni, in aumento di circa 62.000 milioni rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2019.
Il peggioramento-record del fabbisogno del settore statale è dovuto in gran parte alla "forte contrazione degli incassi fiscali", a sua volta 'frutto' dell'epidemia economica per il coronavirus. Lo spiega il Mef, fornendo la stima preliminare sul fabbisogno, in peggioramento di oltre 20 miliardi a giugno. Sul calo delle entrate, inoltre, "ha inciso il prorogarsi delle sospensioni dei versamenti tributari e contributivi disposti dai provvedimenti legislativi emanati al fine di contenere l'emergenza Covid-19".
Dal lato della spesa si segnalano i maggiori prelievi dell'Inps per l'erogazione delle prestazioni previste dai provvedimenti normativi emanati al fine di sostenere i redditi colpiti dall'emergenza epidemiologica e i contributi a fondo perduto da parte dell'Agenzia delle Entrate alle imprese e ai lavoratori autonomi individuati dal "Decreto Rilancio". La nota positiva è che la spesa per interessi sui titoli di Stato presenta una riduzione di circa 400 milioni.