L'impatto dell'emergenza coronavirus sull'economia italiana sarà pesante: l'Istat prevede una marcata contrazione del Pil nel 2020 (-8,3%) e una ripresa parziale nel 2021 (+4,6%).
L'occupazione avrà una brusca riduzione quest'anno e aumenterà il numero di persone che non cercano il lavoro, andando a ingrossare le fila degli 'inattivi' e facendo così scendere il tasso di disoccupazione. Crollano anche i consumi degli italiani (-8,7%) e gli investimenti (-12,5%). Nel 2020 forte flessione anche per le esportazioni -13,9% e le importazioni -14,4%.
Ma lo scenario tracciato dall'Istat non è solo a tinte fosche: si intravedono anche segnali di ripresa, già a partire da maggio e sicuramente nella seconda parte dell'anno. "Gli indicatori disponibili per il mese di maggio mostrano invece alcuni primi segnali di ripresa in linea con il processo di riapertura delle attività", si legge nel report. "La ripresa delle attività di produzione e consumo - si spiega - è attesa sostenere un miglioramento del clima economico con un effetto positivo sul Pil che, dopo una flessione ulteriore nel secondo trimestre, è previsto in aumento nel secondo semestre dell’anno".
E proprio su questo punta il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: "Oggi i dati dell’Istat confermano sostanzialmente le previsioni del governo e indicano la possibilità concreta di una ripresa già nel terzo trimestre, già in questo mese con segnali di ripartenza”, afferma intervenendo alla firma del Patto per l’export alla Farnesina.
Il Covid rappresenta uno "shock senza precedenti" tanto che quantificane l’impatto, sottolinea l'Istat, "è un esercizio connotato da ampi livelli di incertezza rispetto al passato. Il quadro previsivo presentato va quindi interpretato come una prima sintesi e come tale destinato a possibili revisioni nei prossimi mesi".
Ecco i principali numeri stimati dall'Istat per il biennio 2020-21:
Pil
Il Covid-19 si è manifestato in una fase del ciclo economico italiano caratterizzata da segnali di debolezza (-0,2% la variazione congiunturale del Pil nel quarto trimestre 2019). Nel 2020 il Pil è previsto segnare un calo significativo rispetto al 2019 (-8,3%), influenzato dalla caduta della domanda interna che, al netto delle scorte, contribuirebbe negativamente per 7,2 punti percentuali. Anche la domanda estera netta e le scorte fornirebbero un contributo negativo ma di intensità decisamente ridotta (-0,3 e -0,8 punti percentuali rispettivamente).
Il percorso di ripresa, previsto rafforzarsi nei prossimi mesi, produrrà effetti positivi, in media d’anno, nel 2021, quando il Pil è previsto tornare ad aumentare (+4,6%) sostenuto dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (4,2 punti percentuali) e in misura più contenuta dalla domanda estera netta (0,3 punti percentuali) e dalle scorte (0,1 punti percentuali).
Nonostante la ripresa, alla fine del 2021 i livelli dei principali aggregati del quadro macroeconomico risulterebbero inferiori a quelli del 2019.
Occupati, disoccupati, inattivi
L’evoluzione dell’occupazione, misurata in termini di Ula, è prevista evolversi in linea con il Pil, con una brusca riduzione nel 2020 (-9,3%) e una ripresa nel 2021 (+4,1%). - Nel biennio di previsione, gli effetti di transizione verso l’inattività sono attesi influenzare la disoccupazione che dovrebbe ridursi nell’anno corrente (9,6%) per poi aumentare quello successivo (10,2%).
Rispetto ai non occupati, si amplifica la ricomposizione a favore dell’inattività (ad aprile in tasso di inattività è aumentato di 2 punti percentuali) mentre diminuisce la disoccupazione (-1,7 punti percentuali). Nel confronto con la media del 2019, nei primi 4 mesi dell’anno circa 500 mila persone hanno smesso di cercare lavoro transitando tra gli inattivi. Questo segnale presenta specificità di genere e fascia di età. Il tasso di inattività femminile è cresciuto di 2,3 punti percentuali mentre la disoccupazione è diminuita di 2,6 punti percentuali. L’aumento di inattività è stato più accentuato tra la fascia di età 35-49 (+10,4%, 278mila unità) e 25-34 anni (+8,8%, 172mila unità). La contemporanea riduzione della disoccupazione oltre che in queste classi di età (rispettivamente -26,9%, 182mila unità, e -17,0%, 90mila unità) si è manifestata anche tra i più giovani, 15-24 anni (-31,8%, 119mila unità).
Consumi e investimenti
Il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro e dell’attività produttiva, parzialmente attenuati dai provvedimenti del Governo, sono attesi produrre un effetto marcato sui comportamenti di spesa delle famiglie per l’anno corrente (-8,7%) e un miglioramento nell’anno successivi (+5,0%) in linea soprattutto con la prevista ripresa dell’occupazione. Le maggiori spese indicate dal Governo per fronteggiare la pandemia sono attese sostenere i consumi della PA nell’anno corrente (+1,6%) mentre nel 2021 si registrerebbe un sostanziale mantenimento dei livelli raggiunti (+0,3%).
Il proseguimento della fase di contrazione della spesa in macchinari e in costruzioni determinerà una marcata riduzione degli investimenti totali (-12,5%) con una conseguente riduzione della quota di investimenti sul Pil. La normalizzazione delle attività produttive prevista a partire dal secondo semestre dell’anno è attesa sostenere la ripresa dell’attività di investimento anche nel 2021 (+6,3%) con effetti limitati però sulla quota rispetto al Pil che dovrebbe rimanere inferiore al 18%.
Commercio estero
Il drastico ridimensionamento del commercio mondiale influenzerà il commercio estero italiano durante tutto l’anno. Le esportazioni sono previste diminuire del 13,9% nel 2020 e poi aumentare del 7,9% nel 2021. Il rallentamento dell’attività economica e il calo degli acquisti osservato nella prima parte dell’anno dovrebbero determinare, inoltre, una flessione delle importazioni pari al 14,4% nel 2020 e un aumento del 7,8% nel 2021.
Inflazione
Nella media del 2020 il tasso di variazione del deflatore della spesa delle famiglie è previsto leggermente negativo (-0,3%; +0,5% nel 2019); il deflatore del Pil segnerà una crescita del +0,5% (quattro decimi in meno rispetto al 2019), come conseguenza della natura esogena delle spinte deflative.
Il prossimo anno, sotto le ipotesi di una stabilizzazione delle quotazioni del petrolio e del cambio e nel quadro del miglioramento atteso per la fase economica interna, la dinamica dei prezzi riacquisterà un ritmo positivo. Nel 2021, il deflatore della spesa per consumi delle famiglie è atteso crescere dello 0,7% in media d’anno.