La produzione industriale tedesca è crollata a marzo su base mensile come mai dal 1991 per l'impatto dell'emergenza coronavirus. Dopo la quasi-stagnazione di febbraio (+0,3%), la produzione industriale è crollata del 9,2% a marzo, "il calo più grande dall'inizio della serie nel gennaio 1991", secondo l'istituto federale di statistica Destatis. Gli analisti intervistati da Factset si aspettavano un calo del 5%.
Stessa situaziona anche in Francia, dove la produzione affonda del 16,2% mensile a marzo, a causa delle chiusure decise per evitare la diffusione del coronavirus. Lo rileva l'ufficio nazionale di statistica Insee. A febbraio la produzione dell'industria era salita dello 0,8% (dato rivisto dall'iniziale +0,9%). Gli analisti si aspettavano un calo del 12,4%.
Quanto alla Germania, secondo Destatis, la produzione industriale è diminuita dell'11,6%, mentre molti siti sono rimasti chiusi a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. La produzione di beni strumentali è diminuita del 16,5% e il settore automobilistico è stato il piu' colpito, in calo del 31,1%.
Il settore delle costruzioni è stato un'eccezione in questo quadro cupo, visto che la sua produzione è aumentata dell'1,8%. Questi dati "mostrano come un'economia aperta come la Germania sia stata colpita duramente dalle misure di preclusione sia in patria sia all'estero", osserva l'analista Carsten Brzeski.
Le esportazioni in Asia, che hanno contribuito a mitigare gli effetti dell'ultima grande crisi del 2009, ora sono assenti. Inoltre, "l'industria tedesca già scossa dallo scandalo diesel, dai problemi legati alle norme sulle emissioni di CO2 e dalle tensioni commerciali internazionali, rischia di non navigare in acque tranquille ancora per parecchio tempo", conclude l'analista.