A marzo l’indice di disagio sociale sale a 20,5 (+3,2 punti su febbraio), tornando ai livelli di ottobre 2017. Lo rileva Confcommercio, spiegando che "l'aumento riflette in misura esclusiva le difficoltà del mondo del lavoro. E la stima potrebbe essere sottostimata in considerazione del blocco dei licenziamenti, delle difficoltà nel compiere azioni di ricerca di un lavoro e del fatto che a marzo non ci sono ancora ore di Cig autorizzate con causale Covid-19".
Il Misery Index Confcommercio di marzo 2020 si è attestato su un valore stimato di 20,5 in aumento di 3,2 punti rispetto a febbraio (mese nel quale il dato è stato rivisto al ribasso in seguito alla correzione effettuata dall’Istat sul numero di disoccupati). Il deciso rialzo dell’indicatore - spiega Confcommercio - è derivato esclusivamente dal peggioramento del mercato del lavoro. Nella costruzione dell’indicatore di questo mese sono state necessarie alcune imputazioni per limitare la sottostima della disoccupazione. In particolare, il deciso calo dei disoccupati registrato nel mese (-267 mila unità) ed il contemporaneo aumento degli inattivi (+301 mila) ampliano l’area degli scoraggiati.
Allo stesso tempo, a marzo non ci sono ancora le ore di Cig autorizzate con causale Covid-19. Per ovviare, sia pure parzialmente, si è scelto di utilizzare come tiraggio - percentuale di utilizzo delle ore autorizzate - la percentuale registrata a marzo del 2008 e del 2009 (come proxy di comportamento all’inizio di una crisi).
A marzo il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato all’8,4% in diminuzione di nove decimi di punto rispetto a febbraio - mese in cui il dato è stato rivisto dal 9,7% al 9,3% - e di 2 punti sull’anno. Gran parte della riduzione è da imputarsi alle difficoltà di effettuare, in questo momento, una ricerca di lavoro, situazione che ha portato molti disoccupati nell’area dell’inattività e più precisamente tra gli scoraggiati.
Includendo una parte dei sottoccupati tra i disoccupati, fermo restando il complesso delle persone presenti sul mercato del lavoro, la situazione si conferma già meno favorevole. Il blocco delle attività dai primi giorni di marzo ha determinato un aumento di persone che vivono una situazione di forzata riduzione dell’orario di lavoro, portando il tasso di disoccupazione corretto al 12,1%, in aumento di oltre 1 punto su febbraio.
A marzo le ore autorizzate di Cig hanno registrato una diminuzione nel confronto annuo (-8,2%). Su questo andamento ha pesato il fatto che nel mese non ci siano ore con causale Covid-19. In termini di ore di Cig effettivamente utilizzate destagionalizzate e ricondotte a Ula si stima un deciso aumento, in considerazione di un significativo incremento del tiraggio.
La traslazione da disoccupati a scoraggiati ha portato a una netta crescita delle persone in questa posizione. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un aumento di 2,6 punti del tasso di disoccupazione esteso su base mensile e di 1,6 punti nel confronto annuo. Nello stesso mese i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono aumentati dello 0,6% su base annua, in rallentamento rispetto allo 0,8% di febbraio.