La ripresa economica post Covid-19 passa anche attraverso il rilancio degli investimenti in infrastrutture energetiche primarie e la semplificazione dei procedimenti autorizzativi, in coerenza con le linee dettate dal Piano nazionale Energia e Clima (Pniec) e con gli obiettivi del Green Deal europeo.
Nel prossimo decennio dai 110 miliardi di euro di investimenti previsti in Italia, si attende sugli indicatori macro-economici un aumento dello 0,8% del Pil; dal punto di vista sociale un aumento di occupazione pari a 135 mila Unità lavorative annue (ula); sul versante ambientale, una riduzione di 75 milioni di tonnellate di CO2 al 2030 oltre agli effetti collegati ai progetti di economia circolare che garantiscono la sostenibilità degli investimenti nel territorio.
Sono alcuni dei principali risultati che emergono dallo Studio “Infrastrutture energetiche per l’Italia e per il Mediterraneo”, sviluppato da Confindustria Energia con la partecipazione delle sue Associazioni (Anigas, Assogasliquidi, Assomineraria, Elettricità Futura, Igas Imprese Gas e Unione Petrolifera) delle società Snam e Terna e dell’Osservatorio Mediterraneo dell’Energia (OME) con il supporto analitico di PwC Strategy&. La ricerca analizza, infatti, l’andamento e i programmi di investimento in Italia tra il 2018 e il 2030 nelle infrastrutture energetiche primarie e le potenzialità del sistema Italia per lo sviluppo di progetti in campo energetico nell’ambito di una rafforzata cooperazione nella regione del Mediterraneo.
PER GIUSEPPE RICCI "SARÀ NECESSARIO SOSTENERE IL PROCESSO DI CRESCITA E DI RICONVERSIONE DELLA FILIERA ENERGETICA"
“Nella difficile situazione economica causata dall’emergenza sanitaria – ha sottolineato il presidente di Confindustria Energia Giuseppe Ricci - gli investimenti in infrastrutture energetiche rappresentano per l’Italia un’opportunità per la ripresa economica post Covid-19, uno strumento essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del Pniec e del Green Deal Europeo e un modello di sostenibilità per lo sviluppo nella Regione del Mediterraneo. Mi preme rimarcare il fatto che le aziende della filiera energetica sono rimaste in piena operatività durante tutta
la Fase1 dell’emergenza, resa possibile grazie all’individuazione e all’attuazione tempestiva di misure rigorose di prevenzione e gestione dei rischi, anche attraverso il proficuo lavoro con le Organizzazioni Sindacali, a protezione del personale dipendente e contrattista e a garanzia della continuità delle attività e del rifornimento di ogni forma di energia al Paese”.
“Sarà necessario – continua Ricci - sostenere il processo di crescita e di riconversione della filiera energetica, accelerando lo sviluppo e la trasformazione degli asset, adeguando progressivamente la capacità ai consumi reali, per assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti e la stabilità del sistema, a sostegno di un modello economico competitivo, circolare e sostenibile. Un quadro di regole certo e iter autorizzativi semplificati e accelerati sono le condizioni alla base di tale processo”.
Lo studio rivolge particolare attenzione alla semplificazione dei procedimenti autorizzativi con specifiche proposte riguardanti la perentorietà dei termini temporali, la coerenza del quadro normativo e la governance dei rapporti tra le istituzioni nazionali e regionali.
LA DISPONIBILITÀ DI INFRASTRUTTURE ENERGETICHE CONDIZIONA GLI OBIETTIVI DI DECORBONIZZAZIONE
La disponibilità di infrastrutture energetiche, come emerge dallo Studio, condiziona il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione secondo i tempi previsti, con effetti anche sul grado di sicurezza e stabilità del sistema energetico nel suo complesso. La certezza dell’approvvigionamento energetico e la promozione di un modello di sviluppo sostenibile sono temi che vedono fortemente coinvolte l’Europa e l’Italia, e pongono le basi per sostenere una più stretta cooperazione energetica tra Europa e i Paesi del Mediterraneo, con risvolti positivi in termini di reciproche opportunità e mutui benefici.
Gli scenari dell’Osservatorio Mediterraneo dell’Energia prevedono per i Paesi della costa meridionale ed orientale del Mediterraneo un notevole incremento demografico, una crescente domanda di energia e significativi investimenti entro il 2030 per il settore energetico. La presenza nell’area dei principali operatori italiani, sostenuta da iniziative istituzionali a livello regionale ed europeo, metterebbe l’Italia al centro di un Green Deal Euro- Mediterraneo con significative ricadute a livello economico, sociale ed ambientale per il nostro Paese e per la Regione.
Le valutazioni esposte nello Studio sono state realizzate tra ottobre 2019 e marzo 2020, momento in cui l’Italia iniziava la sua battaglia nell’emergenza Coronavirus, le cui conseguenze sul settore energetico è prematuro valutare. È prevedibile ad esempio che gli investimenti nel settore petrolifero subiranno dei rallentamenti dovuti alla significativa caduta della domanda e all’andamento dei prezzi delle materie prime, i cui impatti e conseguenze andranno valutati.
Va sottolineato comunque che, considerando lo spettro di filiere energetiche analizzate, le indicazioni fornite dallo Studio rappresentano un riferimento oggettivo per il prossimo decennio, pur tenendo presente i possibili rallentamenti nella realizzazione di alcuni progetti nel breve periodo.