È il momento di una "grande coesione nazionale" e della "lealtà" tra tutte le parti in causa. serve "una maggiore concretezza, meno slogan, meno frasi fatte". Questo è l'appello lanciato dal presidente designato di Confindustria. La liquidità alle imprese deve arrivare "velocemente" e bisogna anche progettare la fase 3 "quella dei grandi investimenti sul territorio, di cui nessuno parla".
In un'intervista a "Mezz'ora in più" Carlo Bonomi sottolinea che "voler contrapporre la salute al lavoro non è mai stato nelle corde" di Confindustria. Torna a parlare di un "sentimento fortemente antindustriale" e sottolinea che "bisogna avere tutti l'onestà intellettuale e la correttezza di affrontare questo tema" della ripartenza "con la voglia di stare uniti e coesi con la voglia di guardare al futuro e non con lo specchietto retrovisore". "Servono meno slogan, meno frasi fatte e dare una maggiore concretezza".
Il numero uno degli industriali evidenzia di non aver avuto ancora risposte dall'esecutivo sul metodo di riapertura, quando ormai il 4 maggio è alle porte. "Fino alla prima settimana di marzo - spiega - c'è stato uno sbandamento generale sull'epidemia. È da 5 settimane che io chiedo qual è il metodo per arrivare alla riapertura, non tanto la data dell'apertura e ancora oggi non mi è stata data risposta. Stiamo arrivando alla fatidica data del 4 maggio senza sapere quale sarà il metodo".
Inoltre avverte che se alcune aziende non ripartiranno da domani potrebbe essere la loro 'fine': "La cosa che mi aspetto è che domani mattina almeno le imprese che hanno la capacità di rispondere agli accordi di sicurezza fatti con governo e sindacati il 24 di aprile e che hanno la propensione all'export, possano riaprire in sicurezza perché stanno perdendo quote di mercato e molte imprese non le recupereranno più, saranno fuori", dice ancora.
Bonomi tiene a precisare che non si tratta di "una presa di posizione contro il governo": "Vorrei che si partisse dai fatti con una grande coesione sociale perchè in questo momento molto tragico e molto drammatico si apre una grande opportunità, quella di cambiare il Paese".
Ma per poter cambiare "dobbiamo avere tutti un approccio di coesione nazionale: abbiamo un finestra importantissima per questo Paese che viene fuori da due anni di stagnazione e da dieci anni di crisi finanziaria dal 2008 al 2028. C'è bisogno di grande lealtà tra tutte le parti che sono in causa, politica, mondo delle rappresentanze sindacali e datoriali".