Ancora una volta il presidente Usa, Donald Trump si prende la scena energetica globale. Dopo aver messo d'accordo il mondo e posto fine alla ‘guerra dei prezzi’ tra Russia e Arabia Saudita annuncia che i tagli alla produzione di petrolio saranno 20 milioni di barili al giorno e non 10. L'affermazione ha dato slancio alle quotazioni in una giornata che si era aperta all'insegna dell'alta volatilità e caratterizzata da un andamento negativo a Wall Street.
Il ruolo di Trump nell'intesa globale
Dopo aver tessuto la tela della riconciliazione, nell'ultimo mese, tra russi e sauditi ed essere stato il vero artefice del più grande accordo petrolifero della storia, oggi Trump ha chiarito le cifre che da giorni si rincorrevano e che avevano dato incertezza alle quotazioni.
"Avendo partecipato alle trattative, per usare un eufemismo, il numero" di barili di petrolio "che l'Opec+ sta programmando di tagliare è di 20 milioni di barili al giorno, non i 10 milioni che vengono generalmente riportati. Se qualcosa di simile a questo accade, e il mondo torna a fare affari dopo Covid 19....", ha scritto il presidente su Twitter aggiungendo poi che presto "l'industria dell'energia sarà di nuovo forte, molto più velocemente di quanto previsto. Grazie a tutti coloro che hanno lavorato con me per far ripartire questo grande business, in particolare Russia e Arabia Saudita".
L'acquisto dei Paesi che andranno a riempire le riserve
A togliere petrolio dal mercato contribuiranno anche gli acquisti che andranno a riempire le riserve dei vari paesi che hanno partecipato a questi quattro giorni di trattative. Secondo l'Aie (Agenzia internazionale dell'Energia) il petrolio destinato alle riserve dovrebbe ammontare a 200 milioni di barili nei prossimi due mesi.
Dal canto suo, il ministro dell'Energia saudita, Abdulaziz bin Salman, ha indicato più o meno le stesse cifre del presidente Usa. La riduzione di barili di greggio, ha detto, ammonterà a 19,5 milioni di barili al giorno considerando i paesi Opec+ e quelli del G20. Proprio i paesi del G20 taglieranno la produzione di 3,7 milioni di barili mentre. Il ministro ha aggiunto che l'Arabia potrebbe ridurre la produzione al di sotto della sua attuale quota di 8,5 milioni se fosse necessario e se le riduzioni fossero fatte anche dagli altri partner.
Tra Mosca e Riad torna il sereno
Dopo la guerra dei prezzi, tra Mosca e Riad è tornato il sereno. Oggi il ceo del Russian Direct Investment Fund, Kirill Dmitriev, ha spiegato come la Russia continuerà a investire nel progetto di sviluppo saudita Vision 2030, molto caro al principe Mbs, definendo poi le relazioni tra i due paesi, "molto, molto positive".
Dmitriev ha evidenziato inoltre come senza un accordo, i prezzi sarebbero scesi a 10 dollari, concetto ribadito dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha parlato di “collasso dei prezzi senza tagli”. Molto soddisfatto anche il presidente messicano Manuel Lopez Obrador che ha rischiato di far saltare tutto. Il Messico ha ricevuto un trattamento speciale, ha evidenziato Obrador. "Abbiamo avuto un trattamento speciale. L'accordo è stato qualcosa di eccezionale, non si era mai visto prima nulla di simile", ha aggiunto.
Il paese alla fine di una trattativa estenuante ha ottenuto di tagliare la propria produzione di soli 100.000 barili al giorno. L’Opec+ aveva chiesto una riduzione di 400.000 barili. In un primo momento sembrava che gli Stati Uniti potessero accollarsi i tagli spettanti ai messicani. Alla fine però la riduzione totale dell'organizzazione è stata di 9,7 milioni e non 10 come inizialmente annunciato proprio a causa dello 'sconto' accordato ai messicani.
Le banche d’affari rivedono al rialzo il prezzo del petrolio
Per Goldman Sachs i prezzi del petrolio continueranno a scendere, almeno nelle prossime settimane. L'accordo, scrive la banca in un rapporto, è ancora insufficiente per controbilanciare il calo della domanda causato dal coronavirus.
Secondo il rapporto - uscito prima del chiarimento di Trump - nessun taglio volontario potrebbe essere sufficiente a compensare la perdita di 19 milioni di barili di domanda media ad aprile e maggio dovuta al coronavirus. In ogni caso per il 2021 la banca potrebbe rivedere al rialzo le previsioni di prezzo, pari ora a 52,50 dollari al barile per il Brent, a seguito del forte rimbalzo una volta che la domanda riprenderà a salire.
Più ottimistiche le previsioni di Morgan Stanley che ha rivisto al rialzo le stime, per il terzo trimestre, sul Brent a 30 dollari da 25, e sul Wti a 27,5 da 22,5 dollari al barile. Allo stesso modo, ha alzato le previsioni del quarto trimestre di 5 dollari al barile per entrambi i benchmark del greggio, a 35 dollari per il Brent e a 32,50 dollari per il Wti. Secondo la banca d'affari americana, nel secondo trimestre, la domanda calera' su base annua di circa 14 milioni di barili.