Le misure finanziarie per reggere alla crisi provocata dal coronavirus saranno incrementate dall’Italia che, quando la tempesta sarà finita, si troverà a dover fare i conti con un debito pubblico ancora maggiore la cui sostenibilità dipenderà anche dalle politiche di crescita che verranno prese.
“Non conosciamo ancora i numeri di questo ulteriore indebitamento ma probabilmente per quest'anno sarà attorno al 5-6% vista la dimensione della caduta del reddito”, spiega l’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan in un’intervista all’Agi. “Tale indebitamento bisognerà finanziarlo".
Meno male che la Bce c'è
"La Bce ha già risposto mettendo sul tavolo, in termini di aggiunta al Qe, risorse molto significative che porteranno la Banca Centrale europea ad acquistare una notevole parte del nuovo debito italiano anche se non tutto. Si porrà quindi per il debito italiano il problema di essere finanziato, almeno in parte, sul mercato”, osserva Padoan.
“Per questo, bisognerà approntare la questione della sua sostenibilità. Io penso che questo sarà un problema importante ma risolvibile sia perché la Bce sta dando questo contributo importante e quindi i tassi di interesse saranno bassi, sia perché, mi auguro, si mettano in campo iniziative per sostenere il tasso di crescita dell'economia italiana e quindi aiutare la sostenibilità del debito”, evidenzia il professore.
Francia e Germania finora hanno messo più risorse. L'Italia si adeguerà
Sul dibattito delle risorse da stanziare Padoan ritiene che l’Italia adeguerà le misure a quelle che stanno mettendo in campo Francia e Germania. Facendo ricorso non solo a stanziamenti diretti ma anche alle garanzie. “Il principio che deve guidare queste azioni e che anche il governo italiano sta seguendo è chiedersi prima di tutto, cosa bisogna fare e dopo quanto costa”.
“Il governo ha, saggiamente, rivisto verso l'alto il fabbisogno che servirà in queste settimane per affrontare questa crisi gigantesca. A volte – aggiunge Padoan - viene fatto notare che la Francia e la Germania abbiano messo in campo più risorse. Questo è in parte vero ma mi sembra che l'Italia si stia adeguando sia in termini di sostegno diretto del bilancio all'economia sia in termini di garanzie che sono molto importanti e rappresentano una rete di protezione importante per il sistema delle imprese e delle banche per evitare che questo shock produca danni irreparabili alla capacità produttiva del paese”.
Su Mes ed Eurobond discussione "tossica"
Per quanto riguarda invece gli strumenti che l’Europa deve mettere in campo, Padoan osserva che “è diventata una discussione politicamente, e sottolineo politicamente, tossica. Nel senso che in alcuni paesi la parola Eurobond non si può pronunciare e penso ai paesi del Nord Europa mentre in altri paesi la sigla Mes viene percepita come un meccanismo che invita la troika a casa”.
“Ritengo che il dibattito debba essere riportato su un terreno più tranquillo. Sul tavolo ci sono vari strumenti a cui la Commissione europea sta pensando. Uno di questi è l’utilizzo del Mes con condizionalità azzerata o di verifica ex post, data la crisi del coronavirus. Ma ci sono altri strumenti che sono adombrati. Per esempio l’emissione di titoli da parte della Bei (Banca europea degli investimenti) oppure un ampliamento del bilancio Ue per garantire nuove emissioni”.
Secondo Padoan “ci sono gli strumenti sul terreno che andranno studiati con spirito costruttivo e con la consapevolezza che l’Europa deve uscire da questa crisi così profonda e distruttiva anche con un modello di crescita sostenibile diversa dal passato. C’era già l’idea del Green new deal sul tavolo, prima che scoppiasse la pandemia. Bisognerebbe fare un Green new deal estendibile alla sanità e alla salute dei cittadini. Questa è la strategia da seguire”.