La grande fuga dei giganti tecnologici made in Usa dalla Cina, alle prese tra guerra commerciale e coronavirus. E' quella in atto da qualche tempo e che, a partire da gennaio, con lo scoppio dell'epidemia da coronavirus, ha subito un'accelerazione. Google e Microsoft, scrive Nikkei Asian Review, stanno accelerando gli sforzi per trasferire le loro produzioni di smartphone, personal computer e altri device dalla Cina agli altri paesi del Sud est asiatico a causa dei timori legati alla diffusione del virus. Ad attendersi i maggiori benefici di questo trasferimento sono il Vietnam e la Thailandia. Questi giganti high tech made in Usa, infatti, non possono aspettare il ritorno alla normalità della Cina - alle prese tra l'altro una guerra commerciale dal futuro incerto - pressati dal mercato che trimestralmente si attende il segno + sulle percentuali di vendite e diffusione dei loro prodotti.
Google dovrebbe cominciare la produzione del suo ultimo smartphone low cost - chiamato Pixel 4A - con i suoi partner del nord del Vietnam già ad aprile. Il gruppo californiano ha in programma di produrre il suo smartphone di punta di nuova generazione - il Pixel 5, come dovrebbe essere chiamato - nella seconda metà del 2020, direttamente in Vietnam.
Sia Google che Microsoft stanno accelerando sui prodotti hardware di largo consumo, parte della strategia per fidelizzare il maggior numero di clienti dei loro ecosistemi software e di servizi cloud. Il gruppo di Mountain View è il secondo produttore di altoparlanti intelligenti al mondo dopo Amazon e il suo smartphone Pixel, anche se nel 2019 si è classificato al sesto posto nel mercato statunitense, è cresciuto di oltre il 50% a livello globale. Microsoft, che ha iniziato a produrre hardware nel 2012, ha in programma di sviluppare la sua linea Surface, inclusi notebook e computer, nel nord del Vietnam già nel secondo trimestre di quest'anno.
Finora, quasi tutti gli smartphone Google e i laptop Microsoft sono stati prodotti in Cina. Ma la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina ha fatto sì che molte aziende - soprattutto tecnologiche - considerassero i rischi di una presenza eccessiva in Cina per la loro produzione. Il coronavirus ha fatto il resto, aumentando la preoccupazione di concentrare troppo la presenza in un unico luogo.
Rispetto agli altri marchi tecnologici focalizzati sull'hardware come Apple, HP e Dell, aziende internet come Google e Microsoft possono essere più agili e veloci nello spostare la produzione fuori dalla Cina, che resta il più grande centro manifatturiero di elettronica al mondo. Google ha chiesto ai suoi fornitori di valutare la fattibilità e le implicazioni in termini di costi per disinstallare alcune attrezzature di produzione e spostarle dalla Cina in Vietnam via terra, via mare o via aerea dopo che il coronavirus ha lasciato fermi gli impianti di produzione a febbraio. Anche Microsoft ha dato il via, prima del previsto, al suo piano di produzione in Vietnam a causa dell'epidemia.
In confronto a Apple, che vende quasi 200 milioni di smartphone all'anno, Google ha realizzato solo 7 milioni di prodotti nel 2019 mentre Surface di Microsoft ha venduto 6 milioni di pezzi a livello globale, molto meno dei 17 milioni di pc a marchio Apple. Fare le valige quindi per le due aziende è più facile. Sempre Google lo scorso anno ha spostato la produzione dei server del suo centro dati a Taiwan e ha iniziato a produrre altri prodotti smart home, come il router internet Nest Wifi in Vietnam.
Ma non sono solo le grandi aziende americane a fare le valige. Anche Samsung, il più grande produttore di smartphone al mondo, gestisce da anni una catena di fornitura nel Vietnam settentrionale, ma si affida ancora ad alcuni componenti prodotti in Cina. L'azienda sudcoreana ha pianificato di far volare i componenti elettronici per i suoi smartphone dalla Cina al Vietnam dopo che le frontiere dei due Paesi erano state chiuse per prevenire la diffusione del virus.