Un passo indietro. Così il governo considera il piano industriale 2020-2024 presentato da ArcelorMittal per l'ex Ilva: 2.891 esuberi subito, per arrivare a 4.700 nel 2023. Quindi, solo 300 in meno rispetto ai 5.000 paventati dai Mittal nell'incontro a palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte. Un numero che, secondo i sindacati, arriva a 6.300 considerando anche i lavoratori nell'Ilva in amministrazione straordinaria. Così il governo tenta un'altra carta: la prossima settimana presenterà una sua proposta di piano che punta a fare dello stabilimento di Taranto un impianto siderurgico all'avanguardia con uso di tecnologie sostenibili.
Lo Stato è pronto a investire e ad 'accompagnare' l'azienda per arrivare ad una produzione di 8 milioni di tonnellate in grado di tutelare i livelli occupazionali. ArcelorMittal, invece, che nel 2019 registra un'uscita di cassa di 1 miliardo, prevede di arrivare a 6 milioni di tonnellate dal 2021, dai 4,5 del 2020: "Non è questa l'idea che ha il governo", ha detto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, secondo cui la produzione deve essere più alta, "con una parte che rimarrà a ciclo integrale come oggi, ovviamente con interventi manutentivi e una parte di forno elettrico e una parte di tecnologia green".
Il forno elettrico è d'altronde previsto dal piano aziendale, che contempla la fermata nel 2023 del forno Afo2. A seguito di ciò, la copertura dei parchi è limitata a 500 metri, invece di 700 e gli investimenti sulle aree dismesse (cokerie, Afo2 e acciaieria) vengono ridotti. A fronte di queste prospettive, Patuanelli vuole comunque proseguire la trattativa: "Siamo molto cocciuti. Cerchiamo di stare al tavolo e di arrivare all'obiettivo finale: non chiudere gli stabilimenti ma garantire una produzione siderurgica all'avanguardia con nuove tecnologie".
Ma il tempo stringe ed entro il 20 dicembre (quando si dovrebbe pronunciare il Tribunale di Milano) bisogna capire se si può andare avanti con il confronto: se pero' la posizione dell'azienda resta "rigida" - ha avvertito il ministro - non ci saranno le condizioni per continuare a trattare. Condizioni escluse categoricamente dai sindacati, secondo cui gli esuberi sono inaccettabili.
"Quello presentato non è un piano industriale - ha dichiarato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini - è un progetto di chiusura nel tempo di Taranto e di Ilva", una "proposta che rasenta la provocazione". "L'incontro è andato malissimo - ha detto la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan - non ci sono le condizioni per aprire un confronto". "Il piano è irricevibile", ha sostenuto il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo. Così Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato per martedì 10 dicembre 24 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo e nell'indotto, con una delegazione di lavoratori di Taranto che confluirà nella manifestazione già programmata da Cgil, Cisl e Uil a Roma.