Nuova offensiva commerciale del presidente Donald Trump, come rappresaglia contro la web tax, in primo luogo contro la Francia. Ma il monito riguarda anche l'Italia che nella legge di Bilancio per il 2020 ha previsto un'aliquota del 3% per i colossi del web.
"Gli Usa agiranno contro i regimi di web tax" che discriminano le società americane come Google, Apple, Facebook e Amazon, ha avvertito il segretario al Commercio Robert Lighthizer, minacciando tariffe punitive fino al 100% su 2,4 miliardi di dollari di importazioni dalla Francia, dallo champagne alle borse, dal formaggio ai cosmetici. Non solo.
Washington valuta anche un inasprimento delle tariffe Usa già in vigore contro l'Ue dopo il verdetto della Wto sul caso Airbus che - è stato stabilito - continua a beneficiare degli aiuti di Stato, come risultato dei finanziamenti approvati dai precedenti governi.
La nuova guerra commerciale di Trump è stata lanciata alla vigilia del summit Nato di Londra e a poche ore dal bilaterale con il presidente francese Emmanuel Macron. I 90 giorni di tregua concordati dagli Usa con Parigi per tentare un'intesa sulla web tax sono scaduti la scorsa settimana senza un accordo. E così Lighthizer lunedì ha divulgato i risultati di un'indagine dalla quale risulta che la Francia tassa in modo improprio e discriminatorio i colossi americani del web.
È "un chiaro segnale sul fatto che gli Stati Uniti agiranno contro i regimi di web tax che discriminano o impongono oneri spropositati sulle società americane", ha detto Lighthizer citando fra i possibili bersagli, oltre a Francia e Italia, anche la Turchia e l'Austria.
L'amministrazione americana è impegnata "a contrastare il crescente protezionismo tra gli Stati membri dell'Unione europea che prende di mira ingiustamente le compagnie americane, sia con tasse sui servizi digitali e sia con altri tentativi rivolti contro le principali società digitali statunitensi", ha spiegato Lighthizer, citando la "Section 301", una misura approvata dal Congresso nel 1974 che consente all'amministrazione di varare misure commerciali di ritorsione contro Paesi stranieri. Non era più stata utilizzata dalla metà degli anni Novanta, ovvero da quando è stata istituita la Wto per risolvere le dispute commerciali internazionali.
La web tax approvata da Parigi lo scorso luglio prevede un'aliquota del 3% su ricavi superiori a 25 milioni di euro in Francia e a 750 milioni di euro nel mondo derivanti dai servizi digitali delle società del web. "Il mio messaggio è chiaro: noi non rinunceremo mai e poi mai alla nostra intenzione di tassare in modo giusto i giganti tecnologici", aveva rimarcato il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, prima delle nuove tariffe ventilate da Washington.