I conti dei primi nove mesi del 2018 delle società quotate a Piazza Affari restituiscono uno spaccato dello stato dell'economia italiana. Gli istituti di credito hanno generalmente mostrato numeri solidi, complice la discesa dello spread rispetto all'anno precedente; l'industria ha invece registrato andamenti a due velocità, con il settore dell'auto frenato dalle incertezze del ciclo economico, dai dazi e dal momento difficile per il comparto.
La finanza
Nonostante l'ulteriore taglio dei tassi d'interesse da parte della Bce, che ne mette sotto pressione il margine d'interesse, il mondo del credito italiano ha generalmente stupito per i passi avanti sulla pulizia dell'attivo e per la capacità di registrare utili e redditività in crescita. A fare da apripista sono state entrambe le big del comparto: Intesa Sanpaolo ha visto il risultato netto al 30 settembre salire a 3,31 miliardi, in rialzo del 9,9%, confermando la volontà di destinarne una buona fetta agli azionisti; Unicredit, che si sta preparando al nuovo piano strategico che sarà svelato il 3 dicembre, arriverà all'appuntamento con un utile rettificato a 3,3 miliardi e l'obiettivo dell'ad Jean Pierre Mustier è di far crescere nei prossimi anni il payout.
Allargando lo sguardo alle altre principali banche italiane, a fronte di ricavi stagnanti schiacciati dalla politica monetaria, gli utili aggregati segnano +38,5% grazie ai miglioramenti sul fronte della qualità del credito, che fa scendere le rettifiche e l'incidenza dei crediti deteriorati netti. Chi nelle ultime settimane, fra conti record e nuove iniziative di business, sta vivendo un periodo d'oro a Piazza Affari è Azimut: il titolo è schizzato verso l'alto dopo che il gruppo ha presentato un utile balzato del 120% e iniziato a mettere a terra la propria strategia sul fronte degli investimenti alternativi.
L'industria
Che il settore dell'auto non stia vivendo un momento florido non è una novità per nessuno. Dopo anni di ripresa anche sul fronte dei conti, i numeri dei 9 mesi di Fca hanno segnato una leggera frenata sia sul fronte dei ricavi che su quello dell'utile, ma l'attenzione sul titolo resta alta grazie alle aspettative sul matrimonio con Peugeot che hanno portato a un trend rialzista nelle ultime settimane. Chi ha pagato caro in Borsa l'andamento del business al 30 settembre e le prospettive future è stata Pirelli: dopo la presentazione dei risultati dei 9 mesi, con ricavi e utile in crescita ma marginalità in contrazione, il gruppo specializzato in pneumatici ha registrato uno scivolone in doppia cifra a Piazza Affari. Il mercato non ha gradito il rinvio della presentazione del nuovo piano industriale e il taglio delle stime sull'Ebitda dell'intero esercizio.
Anche Cnh - ricavi in calo e utile crescita per il gruppo - ha tagliato le stime sull'anno in corso. Restando nel comparto industriale ma uscendo dal settore auto, Prysmian, nonostante un utile in crescita, è stata punita dalle vendite complice la delusione di alcuni analisti per le prospettive dei prossimi mesi.
Le grandi aziende di Stato
Eni, Enel, Leonardo e Fincantieri sono fra i principali gruppi italiani e hanno in comune l'avere lo Stato come azionista di riferimento. Il gruppo petrolifero ha visto l'utile calare ma ha presentato in linea con le stime degli analisti; Enel invece ha registrato risultati al 30 settembre sopra le attese e ha rialzato le stime per l'Ebitda a fine anno.
Le altre società
Non è più quotata in Italia, ma EssilorLuxottica mantiene nel Paese una parte significativa delle attività e soprattutto il principale azionista: il gruppo dell'occhialeria ha registrato vendite in linea con gli obiettivi e i conti sono stati bene accolti dal mercato, che ora si aspetta ulteriori passi avanti sull'integrazione. Chi continua a stupire è Amplifon: ricavi, margini e utile sono saluti tutti in doppia cifra.