"La politica deve avere il senso del limite e della responsabilità. Si rimetta immediatamente lo scudo penale e si convochi l'impresa senza cercare operazioni muscolari che non fanno bene a nessuno in questo momento": questo il messaggio del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervenuto sulla vicenda di ArcelorMittal e della ex Ilva di Taranto.
"In questo momento" ha detto Boccia a margine della tre giorni organizzata dal Pd a Bologna "ci vuole responsabilità in questo Paese".
Boccia ha poi sottolineato che sull'Ilva "occorre una grande operazione di realismo e di buon senso. Bisogna rimettere immediatamente lo scudo penale" ha ribadito "perché senza quello non c'è commissario né un privato che venga a firmare alcunché". Lo scudo "è una condizione necessaria, non sufficiente, ma è una precondizione. Occorre fare questo passo di buon senso: rimuovere una criticità che è stata determinante. Poi nella fase due si vedrà se sarà un alibi o meno. Ma questo permette di fare entrare l'azienda nel tavolo di confronto con il governo e capire i veri fini. Con l'auspicio che i veri fini siano quelli di continuare questa operazione di un investitore internazionale che è venuto in Italia, che deve bonificare quel sito e rendere quell'acciaieria una delle più sostenibili d'Europa. Sostenibilità ambientale, economica e sociale".
"Noi dobbiamo dire alla politica e al governo del Paese che qua non c'è una stagione degli alibi, ma occorre una stagione della responsabilità e delle soluzioni. Il problema non è se si spegne o meno il forno, chiaramente l'auspicio è che non si faccia, ma il problema è creare le condizioni affinché l'investitore non vada via" ha detto ancora il presidente di Confindustria, "I tempi sono stretti prima che questo divenga un'emergenza o un trauma".
"Quello che possono fare bene i privati è meglio non farlo fare al pubblico" ha aggiunto scagliandosi contro l'ipotesi di una nazionalizzazione, "C'e' un privato che vuole investire. Andare a trovare risorse para-pubbliche per fare queste operazioni nella logica di una pseudo-nazionalizzazione non ha senso per nessuno". Boccia chiude così all'ipotesi di un'entrata di dello Stato, attraverso Cassa depositi e prestiti, nelle azioni della società che gestisce l'ex Ilva.