Un programma di chiusure scadenzate del siderurgico di Taranto è stato presentato oggi ai sindacati metalmeccanici da ArcelorMittal. Lo si apprende da fonti sindacali. Il piano prevede che che l'altoforno 2 sia fermato il 13 dicembre, l'altoforno 4 a fine dicembre e l'altoforno 1 a metà gennaio. Ci sarà anche la fermata delle cokerie e delle centrali elettriche. Fermata totale dell'impianto di Taranto a gennaio prossimo
La posizione di Confindustria Taranto
"Non siamo nelle condizioni di garantire gli stipendi dei nostri dipendenti". Lo ribadisce Confindustria Taranto nel documento consegnato oggi al ministro Stefano Patuanelli per le imprese dell'indotto-appalto di Taranto. Il disimpegno di ArcelorMittal da Taranto, insomma, "prende corpo". Lo ha affermato il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, al termine dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico sui crediti degli imprenditori dell'indotto.
"Dallo stabilimento - ha sottolineato Marinaro - ci arrivano notizie di disimpegno e di avvio celere dello spegnimento, cosa che per quanto ci riguarda non può e non deve essere assolutamente fatto, in quanto lo stabilimento deve essere riconsegnato alla proprietà nella misura e nelle condizioni in cui è stato consegnato". E non sembrano esserci, ad oggi, alternative. "Non siamo a conoscenza di altre ipotesi - ha aggiunto rispondendo alle domande dei giornalisti - il ministro non ha fatto alcun cenno a cordate alternative ad ArcelorMittal".
Le parti si rivedranno dopo l'incontro odierno. "Il ministro aveva contezza delle nostre richieste e ci ha aggiornato sulla situazione di Taranto: ci riaggiorneremo nei prossimi giorni. Abbiamo consegnato al ministro il nostro documento - ha proseguito- che perverrà al presidente della Repubblica Mattarella e al presidente del Consiglio Conte. Sicuramente ci sarà un prossimo incontro e ci attendiamo di poter essere di supporto laddove ci dovesse essere un reale disimpegno da parte di Arcelor Mittal e se la struttura commissariale sarà impegnata direttamente nella prossima conduzione".
"Le soluzioni sul rientro dei credito dei fornitori - ha precisato - sono al vaglio del governo. I nostri 50 milioni di euro correnti attualmente non ci sono, non sono nei radar, non ci sono disponibilità e non ci sono date stabilite".
Lo stabilimento, ha fatto notare Marinaro riferendosi ai crediti vantati con l'amministrazione straordinaria, "è stato consegnato ad Am funzionante dopo due tornate di commissari grazie anche ai nostri 150 milioni di euro donati allo Stato nel 2015". E ha concluso: "Sono in capo al tribunale di Milano e mancano", ma sui 50 piu recenti, "non possiamo pensare che non rientrino".
La reazione dei sindacati
"Questa mattina l'ad di ArcelorMittal, Lucia Morselli, ha incontrato le Rsu di Taranto per smentire le notizie emerse dalla Regione Puglia al termine dell'incontro di ieri - afferma in una nota il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli -. Ha invece comunicato il piano di fermate degli altoforni: Afo2 il 12 dicembre, Afo4 il 30 dicembre e Afo1 il 15 gennaio mentre verrà chiuso il treno nastri 2 tra il 26 e il 28 novembre per mancanza di ordini. Inoltre, la Rsu ha chiesto in che prospettive ci si muove e se intendono fare dichiarazioni di esuberi, discussione che l'azienda ha rinviato al tavolo ministeriale di domani".
Secondo Bentivogli "questo piano di fermate modifica sostanzialmente le previsioni contenute nell'Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) pertanto l'azienda si confronterà con il ministero dell'Ambiente su questo cambio di programma. Se ancora non fosse chiaro", conclude il sindacalista, "la situazione sta precipitando in un quadro sempre più drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica".
Per l'ex Ilva di Taranto "non ci sono le condizioni per rescindere il contratto da parte di ArcelorMittal. Il contratto va applicato in tutte le sue parti. Senza esuberi, senza perdere posti di lavoro". Lo ha ribadito il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in collegamento con 'Tagadà', su La7. E ha insistito: "Neanche un posto di lavoro va perso. A Taranto si deve continuare a produrre acciaio senza inquinare".