Jim Simons è stato definito dal Financial Times il miliardario più intelligente del mondo. Definizione decisamente azzeccata. Simons è un vecchietto di poco più di 80 anni che nel 1978, a 40 anni, ha abbandonato una promettente carriera di matematico per inseguire il suo sogno di ricchezza. Ha creato un hedge fund, senza avere mai frequentato un corso di finanza, né sapere molto di economia.
Un hedge fund è un fondo speculativo che opera a breve termine e su grandi quantitativi di attività finanziarie, investendo sui differenziali di rendimento.
La logica dell’hedge fund è sostanzialmente commerciale, opera sui mercati come farebbe un grossista per approvvigionarsi, solo che lo fa speculando su titoli, valute, materie prime, crediti a rischio, aziende in crisi.
A differenza dei fondi tradizionali gli hedge fund tendono a garantire rendimenti indipendentemente dall’andamento dei mercati, grazie all’utilizzo di strumenti alternativi come i derivati, il leverage e le vendite allo scoperto. Si tratta dunque di una finanza che si presta all'uso della matematica, che poi è l'unica cosa che Simons, alla fine degli anni Settanta, conosceva veramente bene.
Il pioniere dell'analisi quantitativa
In realtà Simons non è neanche un matematico, è soprattutto un teorico della matematica, cioè non è uno che sa fare i conti ma semmai è uno che teorizza in termini matematici.
All'inizio stenta ad imporsi nel mondo della finanza, gli affari gli vanno male, rischia di fallire. Poi però si riprende, riesce a trasferire le sue conoscenze matematiche nella finanza e diventa uno dei pionieri nell'uso dell'analisi quantitativa, una tecnica di analisi finanziaria che cerca di capire il comportamento dei mercati utilizzando modelli matematici e statistici complessi.
In pratica gli analisti quantitativi assegnano un valore numerico alle variabili e cercano di replicare matematicamente la realtà. A Simons il 'giochetto' riesce così bene che, come nota il Wall Street Journal, nel giro di 30 anni diventa il produttore di denaro di maggior successo della storia della finanza moderna.
Dal 1988 al 2018, il suo fondo Medallion genera rendimenti annui del 66% prima delle commissioni, che quindi scendono (si fa per dire) al 39% al netto dei suoi guadagni, che poi ammontano a oltre 100 miliardi di dollari.
Meglio di Soros e Buffett
In confronto con Simons, gente come George Soros e Warren Buffett, sembrano quasi delle 'schiappe', visto che il fondo di Soros, sempre tra il 1988 e il 2018, genera rendimenti annui, al netto delle commissioni, del 32% e quello di Buffett, che pure è considerato il 'guru di Wall Street', non va oltre il 21%.
Ma qual è il segreto di Simons? Secondo il Wall Street Journal, la base del suo successo è l'analisi quantitativa e cioè l'aver rimosso le emozioni e l'istinto dal processo di investimento, sostituendoli con la costruzione di algoritmi predittivi, elaborati al computer, molti anni prima che Mark Zuckerberg e i suoi colleghi della Silicon Valley li usassero per digitalizzare l'economia.
In questi 30 anni Simons ha accumulato una fortuna personale di 23 miliardi di dollari, è stato uno dei principali sostenitori di Donald Trump e ha ispirato una vera e propria rivoluzione.
Oggi gli investitori quantitativi controllano coi loro fondi il 31% del mercato azionario e i metodi pionieristici di Simons sono stati adottati ovunque, dai grandi fondi, ai governi. Perfino negli stadi sportivi molte scommesse si fanno utilizzando il metodo Simons.
In pratica, questo vecchio matematico grassottello è riuscito a trasformare un’arte, la finanza, che ha sempre considerato i mercati come qualcosa di ‘random’ e imprevedibile, in una scienza che, tenendo conto dei suoi guadagni, riesce a produrre ricchezza e a dare buoni frutti.