Mediobanca si mette alle spalle il primo trimestre dell'esercizio 2019-2020, chiuso con utili a livelli record e superiori alle attese degli analisti, e guarda al futuro, in vista dell'assemblea del 28 ottobre e della presentazione del nuovo piano triennale. Un futuro che non potrò prescindere dal presenzialismo di Leonardo Del Vecchio, salito al 6,94% del capitale, con indiscrezioni che lo vorrebbero ormai già a ridosso del 10%. Con il fondatore di Luxottica, dice l'amministratore delegato Alberto Nagel, è chiaro che, "come facciamo con tutti gli azionisti, ci confronteremo per discutere delle loro eventuali proposte e suggerimenti, nel miglior interesse della banca".
Ma la bussola di Piazzetta Cuccia, mette le mani avanti l'Ad, "è di rimanere concentrati su quello che facciamo e sulle consegne del nostro piano", del resto, anche sulla base degli ultimi dati di bilancio, "Mediobanca prosegue nel suo percorso di crescita, confermando la distintività e sostenibilità del suo modello di business". Un modello, aggiunge, che nelle intenzioni dell'attuale management indirizzerà l'azione futura della banca, tanto che il nuovo piano d'impresa che verrà presentato il 12 novembre "confermerà l'attuale strategia che ha portato buoni risultati". Bisogna vedere cosa ne pensa Del Vecchio su questo punto, visto che dopo aver acquistato il proprio pacchetto ha chiesto una netta discontinuità rispetto al passato.
"Mi aspetto un nuovo piano industriale che non basi i risultati di Mediobanca solo su Generali e Compass ma progetti un futuro da banca di investimenti", aveva detto il patron di Luxottica, che secondo indiscrezioni mai smentite punterebbe anche a mettere in discussione la leadership stessa di Nagel, scottato dall'azione con la quale Piazzetta Cuccia affossò il suo progetto per l'Istituto europeo di oncologia (Ieo).
Il fronte delle acquisizioni
Nagel intanto tira dritto per la sua strada e affronta anche il capitolo acquisizioni, partendo però da un presupposto, ovvero che Mediobanca punta prima di tutto "a una crescita organica", che si puo' cogliere, garantisce l'Ad, "in tutti i nostri ambiti di business"; per cui "per noi la leva dell'M&A continua a essere un'opzione", ma "senza essere costretti a usarla" perché "possiamo consegnare dei risultati interessanti" anche a parita' di perimetro. Insomma, per Mediobanca l'opzione di crescita per linee esterne continua a rappresentare "un'opportunità, non un obbligo".
Apertura, e anche qui si potrebbe leggere una risposta a distanza a Del Vecchio, a eventuali modifiche dello statuto, e nello specifico al capitolo che stabilisce un'anzianità di almeno tre anni in Mediobanca per chi vuole ambire alla carica di amministratore delegato: "Il cda è sempre attento a migliorare la nostra governance", però è pur vero che, "dal punto di vista del ranking", l'attuale assetto di gestione della banca "è considerato molto bene".
Tornando ai dati di bilancio, l'utile netto del periodo è migliorato del 10% a 271 milioni, ai massimi livelli degli ultimi 3 anni e superiore anche alle previsioni degli analisti (250 milioni). In crescita del 7% a 684 milioni i ricavi, mentre il margine d'interesse è aumentato del 4,4%. In miglioramento anche i coefficienti patrimoniali, con il Cet1 che a fine periodo era pari al 14,2%, otto punti base in più rispetto al 30 giugno scorso.