Libra cerca ancora equilibrio. Visa, Mastercard, Paypal e altri partner finanziari starebbero “riconsiderando” il proprio supporto alla moneta digitale promossa da Facebook. Nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha riportato i dubbi delle prime due. Adesso il Financial Times aggiunge all'elenco la compagnia di servizi di pagamento digitali.
Tutte e tre, assieme ad altri 24 partner, fanno parte della Libra Association, l'organizzazione incaricata di gestire la valuta. I dubbi deriverebbero dai possibili contraccolpi legati a indagini e restrizioni imposte dai governi, sia negli Stati Uniti che in Europa. Eventulità che preoccupa soprattutto i partner finanziari, che si muovono in un ambiente molto regolamentato.
I dubbi di Visa, Mastercard e Paypal
Non sono arrivate conferme, né smentite. Ma ci sono diversi segnali. Primo fra tutti il silenzio di Mastercard e Visa. Le due società avrebbero scelto di tenere un profilo basso proprio per non fomentare l'attenzioni dei regolatori, nonostante Facebook abbia chiesto loro di supportare pubblicamente il progetto. All'interno di Libra Association sarebbe quindi in corso un dibattito sulla direzione da prendere. Sempre secondo il Wall Street Journal, i vertici dell'organizzazione e i rappresentanti dei partner si sono incontrati a Washington il 3 ottobre. E qui arriva il secondo segnale. Il Financial Times scrive che Paypal non si è presentata. A questo punto diventa cruciale l'appuntamento del 14 ottobre, quando i partner si riuniranno a Ginevra (dove Libra Association ha sede) per nominare il consiglio di amministrazione e rivedere lo statuto. È qui che potrebbe arrivare una formale adesione o un passo indietro ufficiale.
Gli occhi dei regolatori
Facebook ha pubblicato il documento su cui si fonda Libra a giugno, lasciando però molte incognite sui dettagli. Governi e banchieri centrali hanno criticato il progetto, preoccupati che possa intaccare la sovranità monetaria degli istituti e sollevando perplessità sull'intreccio tra potere finanziario e privacy che Facebook (anche indirettamente) deterrebbe.
David Marcus, fedelissimo di Zuckerberg e a capo del progetto Libra, è stato protagonista di un'audizione al Congresso. Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha espresso “serie preoccupazioni”, Trump si è detto contrario. L'Antitrust europeo sta indagando su possibili pratiche anticoncorrenziali.
Anche il governo italiano, prima della crisi estiva, aveva dichiarato di voler guardare il fenomeno da vicino. Il Dipartimento del Tesoro americano ha inviato alle società coinvolte, tra le quali Visa, Mastercard e PayPal, la richiesta di informazioni dettagliate sui loro progetti legati a Libra e sulle politiche anti-riciclaggio.
La linea Zuckerberg: discussioni nell'ombra
Dante Disparte, responsabile comunicazione di Libra Association, ha dichiarato al Wall Street Journal che l'organizzazione ha tenuto incontri regolari con le autorità per discutere la conformità della moneta digitale alle leggi. È la stessa linea che emerge dai colloqui privati tra Mark Zuckerberg e i dipendenti, finiti su The Verge.
Tra le altre cose, il ceo parla di Libra. Dice che “la finanza è uno spazio fortemente regolato”. E che “ci sono molte questioni importanti che devono essere affrontate, come la prevenzione del riciclaggio e del finanziamento al terroristi”. Per questo è necessario “avere un approccio più consultivo”.
Zuckerberg ha spiegato ai dipendenti che questo processo passa “dagli incontri con i regolatori, ascoltando le loro preoccupazioni, quello che pensano che dovremmo fare, assicurandoci che gli altri membri del consorzio lo gestiscano in modo appropriato”. Il ceo però preferirebbe che le discussioni si tenessero all'ombra, salvo quando strettamente necessario, perché “quelle pubbliche tendono a essere drammatizzate”. Il grosso dovrebbe invece passare da “incontri privati”, “più concreti” e “senza telecamere” che rischierebbero di portare la discussione su dettagli in realtà poco utili.
Perché sarebbe un problema per Libra
Se molti partner si tirassero indietro, il progetto di Facebook potrebbe subire una battuta d'arresto. Resterebbero intatte le possibilità di diventare uno strumento per trasferire denaro in modo economico, ma potrebbe affievolirsi l'ambizione (chiara anche se mai dichiarata) di far nascere una moneta digitale globale. Il ruolo degli aderenti a Libra Association è infatti fondamentale, per almeno tre ragioni. Primo: contribuiscono finanziariamente a Libra.
L'accesso all'associazione prevede un “gettone d'ingresso” da 10 milioni di dollari. Al momento i partner hanno firmato una dichiarazione d'intenti, senza sborsare nulla. Secondo: i soci e il loro prestigio costituiscono un'intercapedine tra chi ha sviluppato la moneta (Facebook) e chi la gestirà. Permettono così al social di dire che la moneta è aperta e indipendente da Menlo Park. Non è un espediente formale, ma un modo per rendere Libra più spendibile e meno esposta dal punto di vista normativo. Terzo: il successo è legato alla diffusione della moneta. E per quanto Facebook abbia già una platea enorme, l'adozione da parte di partner come Visa, Mastercard e Paypal permetterebbe di avere un impatto molto più ampio.
I dubbi riguarderebbero soprattutto i partner che si muovono in ambito finanziario, ma non si sa quanti stiano pensando di slegarsi da Facebook. A oltre tre mesi dalla pubblicazione del white paper, però, sembra ancora vero quello che il ceo di Visa Al Kelly ha dichiarato a luglio, durante la conferenza per la trimestrale: “Nessuno ha ancora aderito ufficialmente” a Libra.