Ancora lontano da un accordo commerciale con la Cina, il presidente Usa Donald Trump ha deciso di allargare il fronte all'Unione europea. Alla vigilia del G7 di Biarritz è tornato a minacciare dazi sui prodotti europei importati in America, soprattutto sulle auto.
Il rischio di una guerra commerciale fra Usa ed Europa allarma imprese ed economisti che temono gli effetti negativi sul commercio e sulla crescita globale, che sarebbero ancora più pesanti di quelli creati dalle tensioni tra Usa e Cina. Il commercio fra Stati Uniti ed Europa rappresenta di gran lungo il più importante flusso di scambi commerciali nel mondo.
L'inversione della curva dei rendimenti potrebbe essere, come spesso in passato, la spia di un arretramento dell'economia. Il presidente Usa deve evitarlo per non giocarsi la rielezione. Ma in che modo?
Numerosi sono i punti di contrasto fra le due sponde dell'Atlantico, ma due in particolare sono le spine che fanno soffrire il presidente Usa. La prima riguarda la competizione nel settore aeronautico: la Casa Bianca che sostiene a spada tratta Boeing quando accusa la rivale Airbus (società partecipata dai governi di Germania, Francia e Spagna) di ricevere aiuti statali che violano le regole della concorrenza.
La seconda ferita è la web tax. Ancora in discussione a livello europeo, la tassa sui giganti dell'economia digitale (in particolare Amazon, Facebook e Google) è stata introdotta mesi fa in Francia e Trump l'ha presa come un affronto personale. Parlando con i giornalisti, il presidente Usa ha parlato di "milioni di Mercedes e milioni di Bmw" importate negli Stati Uniti: i reali numeri sono inferiori, visto che nel 2018 Bmw ha venduto in Usa 817 mila auto e Mercedes 354 mila.
Più in generale, nel 2018 gli Usa hanno esportato verso i 19 Paesi della Zona euro merci e servizi per 574,5 miliardi di dollari e hanno registrato importazioni per 683,9 miliardi. Cifre ben superiori al commercio verso la Cina che ha visto esportazioni americane per 179,2 miliardi di dollari e importazioni per 557,9 miliardi (dati dell'Office of the US Trade Representative).
Per quanto riguarda i timori sulla crescita, basta ricordare che il presidente della Fed, Jerome Powell, ha spiegato il recente taglio dei tassi Usa di 0,25 punti percentuali dicendo che le tensioni nel commercio internazionale pesano sull'attività economia e sulle sue prospettive. L'economia americana nel secondo trimestre 2019 ha segnato una crescita del 2,1%, in rallentamento dal +3,1% del trimestre precedente. Il Pil della Zona euro è salito nel secondo trimestre solo dello 0,2%, da +0,4% del primo trimestre.
Secondo l'Ufficio europeo di statistica nel 2018 gli Usa hanno venduto in Europa soprattutto motori termici, motori elettrici, attrezzature varie, farmaci e prodotti sanitari. A sua volta la Ue ha venduto in America auto, farmaci e prodotti sanitari. La Casa Bianca aveva già deciso all'inizio di quest'anno l'adozione di tariffe sull'import di auto da Ue e Giappone, salvo poi rinviare l'entrata in vigore al prossimo novembre.
Se dovesse procedere, l'Europa non starebbe a guardare. Cecilia Malmstroem, la svedese commissaria Ue uscente al Commercio, ha detto piu' volte che "le regole del commercio internazionale, che Europa ed America hanno sviluppato insieme in una partnership di anni e anni, non saranno violate senza che ci sia una reazione da parte nostra".
E in effetti da giugno 2018 ogni volta che da Washington è arrivata una minaccia di nuovi dazi o tariffe, la Commissione europea ha sempre risposto mettendo a punto una lista di beni americani che potrebbero essere colpiti da dazi europei.
Nel giugno scorso Trump aveva messo dazi sull'import di acciaio ed alluminio e la Ue aveva reagito con dazi su beni Usa di 200 categorie merceologiche per un valore di 2,8 miliardi di dollari. Fra i prodotti penalizzati, le moto Harley-Davidson, i jeans Levìs, prodotti agricoli (mais, tabacco, riso), prodotti alimentari (burro di arachidi, succhi di arancia e mirtillo), bourbon, whisky e sigarette.