"Sembrerà paradossale, ma per un'azienda, per un gruppo, avere dei valori che sono legati allo sviluppo, alla preservazione della terra, alla diffusione del benessere, ci ha aiutato a ridurre del 50% il nostro debito nei 5 anni peggiori del settore energia e dell'oil. E abbiamo aumentato la nostra diversificazione geografica con un posizionamento mai così rilevante in Medio Oriente": lo afferma l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, in un'intervista pubblicata nell'inserto Economia del Corriere della Sera.
"Pensi solo", ha aggiunto Descalzi, "al valore del cambiamento, al volerlo anticipare e non seguire. Ecco che l'utilizzo della tecnologia diventa fondamentale. Ti permette di trovare campi dove altri non sono riusciti. Prendete la raffinazione, abbiamo sviluppato tecnologie per trattare gli oli pesanti. E abbiamo vinto una gara molto importante indetta dall'Adnoc. E stiamo puntando anche su terreni nuovi, non solo sull'oil and gas in senso stretto". "Siamo l'unica tra le major che si è cimentata nelle tecnologie dell'economia circolare", ha ricordato Descalzi, "uscendo dal paradigma olio e gas per produrre, per esempio, biocarburanti. Per noi l'economia circolare non sono solo le fonti rinnovabili, ma anche i nuovi materiali, la bioplastica, la capacità che stiamo sviluppando di ridurre le emissioni. Si tratta di un cambiamento profondo che abbiamo avviato nel 2014. E ora siamo in vantaggio sui competitor".
Anche per quanto riguarda la strategia della ricerca di nuovi giacimenti, ha sottolineato Descalzi, "i risultati ci stanno dando ragione. Nel 2010-11 invece di creare joint venture che prevedono quote del 20-30% abbiamo sviluppato algoritmi e tecnologie che ci hanno consentito di prenderci il rischio di cercare nuovi giacimenti da soli, al 100%. Con un tasso di successo che ora è all'80% contro una media del settore che non supera il 4%". "Abbiamo di non investire nel 2009" nello shale gas, "quando tutti decidevano di farlo; una scelta la nostra che che si è rivelata corretta".
L'Eni deve muoversi in un settore, l'energia, che sta vivendo cambiamenti profondi. "Non si può stare fermi", ha osservato Descalzi, "legandosi a un contesto che non c'è più. La pigrizia mentale si paga. Cara. Per questo le parlo di valori come la sostenibilità". "Sostenibilità ambientale, sostenibilità economica, sono elementi decisivi per immaginare il futuro", ha insistito l'ad, "ma non a un anno, quanto a 10-20 anni. Pochi se ne sono accorti ma ci muoviamo in questa direzione da 5 anni. Economia circolare, rinnovabili per la produzione di energia, utilizzo di sostanze organiche e inorganiche per produrre energia. L'Eni tra 25-30 anni dovrà essere leader anche in altri settori che non saranno più gli idrocarburi".
"Il punto", ha aggiunto l'ad di Eni, "non è quanti barili produrre ma quanto costa produrli. L'obiettivo è ridurre il break even per barile e questo lo abbiamo ottenuto attraverso un modello operativo di crescita organica". "In Eni, come matematici, biologi, fisici ingegneri, geologi agronomi, abbiamo circa 20mila persone. E stiamo assistendo a un cambiamento importante". "Stiamo sostituendo il gas per la combustione interna con le rinnovabili", ha spiegato Descalzi, "ormai dove operiamo vendiamo pacchetti legati ai 17 obiettivi fissati dall'Onu. Dalla conservazione delle foreste alla riduzione delle emissioni. Dal 2025 non faremo più gas flaring, non bruceremo più il gas associato alla produzione".
Inoltre l'Eni continuerà a lavorare molto in Paesi ancora a livelli di sviluppo non adeguati, come l'Africa. "Questa parte del mondo rappresenta il 17% della popolazione mondiale e solo il 3% del Pil, contro il 65% dei Paesi Ocse", ha osservato l'ad di Eni, "ma produce molta più energia. In questi Paesi siamo impegnati in programmi per proteggere la biodeversità, creare alternative occupazionali. Facciamo progetti per conservare le foreste: ogni anno si cancellano 15 milioni di ettari. Per conservarne uno serve il lavoro di 15mila persone. Questo nell'ambito di un programma per rendere tutta la nostra produzione carbon neutral nel 20130. Siamo già scesi da 65 milioni di tonnellate di Co2 a 40 milioni. I prodotti usati dai nostri clienti ne producono 240 milioni. Dobbiamo azzerare anche la loro produzione di Co2. Per questo lavoriamo sui biocarburanti, sulla plastica rigenerata. Un'evoluzione che ci porterà a realizzare un ebitda nelle rinnovabili per un miliardo di euro nel 2013: obiettivo 10 gigawatt elettrici".
Al termine dell'intervista, Descalzi affronta la vicenda, su cui indaga la procura di Milano, dell'incontro a Mosca all'hotel Metropol tra Gianluca Savoini e alcuni interlocutori russi per presunti finanziamenti illeciti alla Lega tramite forniture scontate di prodotti petroliferi. "Come abbiamo detto", ha ribadito Descalzi, "l'operazione di fornitura di cui tanto si parla non è mai avvenuta. Non so poi cosa volessero fare, noi quando compriamo prodotti petroliferi da Rosneft dobbiamo fare delle gare. Alcune le vinciamo, altre le perdiamo e i processi sono articolati e segregati. Si fanno gare non incontro con Mister X e per di più in un albergo come il Metropol".
Nota: l'Agi è una s.p.a. controllata al 100% da Eni