A distanza di pochi giorni dall'ultimo incontro, si torna per la terza volta in meno di un mese al ministero dello Sviluppo economico per discutere di ArcelorMittal, l'ex Ilva di Taranto. Il ministro Luigi Di Maio ha convocato un nuovo vertice a cui parteciperanno anche i sindacati, dai metalmeccanici alla categorie lavorative interessate alla fabbrica.
La riunione era stata convocata da Di Maio giovedì sera dopo lo sciopero a oltranza che Fim, Fiom, Uilm e Ugl avevano indetto poche ore dopo la tragedia verificatasi sul quarto sporgente portuale del siderurgico: una tromba d'aria - che ha colpito anche la città ma in questo caso non provocando danni gravi - ha fatto crollare in mare una gru e causato il cedimento di altre due gru vicine, diventate pericolanti.
La gru caduta in mare ha trasportato con sé anche il gruista che era nella cabina di manovra, Cosimo Massaro, di Fragagnano, il cui corpo è stato ritrovato ieri. Erano tre i gruisti all'opera sul quarto sporgente (dove avviene lo sbarco delle materie prime necessarie alla produzione) quando è scattata l'allerta meteo. Due sono riusciti a scendere e a mettersi in salvo, mentre Massaro non ce l'ha fatta. Pare, secondo testimonianze dei colleghi di lavoro, per difficoltà ad aprire la cabina.
Di Maio ha definito lo sciopero ad oltranza legittimo a fronte di quanto avvenuto (sulle stesso molo e sulla stessa gru sette anni fa si è verificata una tragedia analoga con un altro gruista morto), ma ha anche evidenziato i rischi, sul piano della sicurezza, cui andava incontro la fabbrica. Si era profilata infatti la possibilità di fermare tutta l'area a caldo. Dopo l'annuncio della convocazione al Mise per la giornata di oggi, lunedì 15, i sindacati hanno quindi sospeso lo sciopero.
Il confronto, dicono le sigle metalmeccaniche, non può e non deve essere un confronto fatto solo di buone intenzioni. Servono impegni certi e progetti veri, dichiarano ancora i sindacati, che, partendo dalle due priorità del siderurgico, sicurezza sul lavoro e risanamento ambientale, diano il segno di una svolta concreta. Per i sindacati, se questo non si paleserà durante il vertice, gli scioperi nello stabilimento riprenderanno.
I sindacati fanno inoltre sapere che dopo il vertice con Di Maio decideranno con i lavoratori quale linea seguire. La tensione in fabbrica resta alta. La tragedia sullo sporgente portuale e lo sciopero che ne è seguito, hanno provocato altre, pesanti conseguenze. Si registrano molti lavoratori delle acciaierie assenti per malattia. Questo impedisce alle stesse acciaierie di funzionare causando contraccolpi a monte, agli altiforni che producono la ghisa da trasformare in acciaio. Assenze di personale e impianti inattivi bloccano infatti il ciclo integrale e continuo e così ieri ArcelorMittal ha dovuto mettere in fermata l'altoforno 4 (uno dei tre operativi) per almeno 12 ore.
A tutto questo si aggiunge che giorni fa la Procura di Taranto ha rimesso di nuovo sotto sequestro senza facoltà d'uso l'altoforno 2 perché l'azienda non ha effettuato tutte le prescrizioni di sicurezza che si era impegnata a fare (e che aveva concordato con la Procura) dopo l'incidente mortale di giugno 2015 nel quale, investito e ustionato dalla ghisa, morì l'operaio Ilva Alessandro Morricella.
Oltre a risequestrarlo, la Procura ha disposto che il custode giudiziario della fabbrica (quello nominato a luglio 2012 col primo, grande sequestro degli impianti dell'area a caldo) definisca il cronoprogramma del fermata dell'altoforno 2. Prospettiva che Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal cercheranno di scongiurare con un'istanza all'autorità giudiziaria. Al nuovo sequestro dell'altoforno 2, infatti, si è arrivati dopo che il giudice dell'udienza preliminare aveva respinto l'istanza di dissequestro presentata contestando, sulla base di perizie, il fatto che non tutti i lavori prescritti sono stati effettuati.
Oltre ai nodi giudiziari, ci sono poi altre questioni aperte. Come l'immunità penale per i lavori del piano ambientale, soppressa dal prossimo 6 settembre dal dl Crescita e che ArcelorMittal rivendica come essenziale per poter restare a gestire lo stabilimento di Taranto, pena il suo disimpegno. Argomento, questo dell'immunità, al centro dell'incontro tenutosi il 4 luglio scorso al Mise e chiusosi con l'impegno a cercare un chiarimento tenendo fermo restando però quanto previsto dal dl Crescita.
Ultimo, ma non meno importante, il tema relativo alla cassa integrazione ordinaria che ArcelorMittal ha avviato, dall'1 luglio, per crisi di mercato, e per 13 settimane, per 1.400 dipendenti di Taranto. Cassa integrazione discussa in cinque incontri con i sindacati a partire dal 6 giugno, tutti senza esito, con l'azienda rimasta fermissima sulla sua posizione.