Il britannico Sir Jonathan "Jony" Ive, il papà dell'iMac, dell'iPhone, dell'iPad e dell'iPod, a 52 anni, lascia Apple per creare LoveFrom e ritagliarsi uno spazio suo, privato, col quale continuerà a lavorare per l'azienda ma dall'esterno. Finisce un'era. E se ne apre un'altra, che per Apple è ancora piena di incognite.
Ive era il principale collaboratore di Steve Jobs, un genio nel suo campo, che in meno di 30 anni, più di ogni altro, ha contribuito, insieme al vecchio fondatore, a creare un'estetica Apple, a progettare i dispositivi più innovativi, più redditizi e più' 'fichi' del mondo e a rendere la tecnologia più bella e più rivoluzionaria. Intanto una premessa: Ive è insostituibile e infatti, per ora, non verrà sostituito a capo del design della mela morsicata.
"Jony è unico" aveva detto Tim Cook, amministratore delegato di Apple, in un'intervista rilasciata questa settimana. Ive da diversi anni aveva smesso di progettare solo nuovi dispositivi e lavorava a tutto campo, collaborando con il capo del retail, Angela Ahrendts (anch'essa uscita da Cupertino) e a progettare gli Apple Store, i mega-negozi del gruppo.
Inoltre Jony aveva preso molto a cuore la supervisione di Apple Park, la nuova sede del colosso americano, una struttura simile a un'astronave, concepita per la prima volta con Jobs nel 2004 e progettata in collaborazione con gli architetti britannici Foster + Partners, i 're' dell'architettura high-tech.
Tuttavia Ive restava anche il progettista capo di Apple e, ovviamente, continuava a sovrintendere la squadra dei progettisti del gruppo, un team che è sempre stato molto "ristretto", visto che il designer ha sempre preferito collaborare con persone di fiducia in un'atmosfera famigliare. "Nessun gruppo ha più potere dei progettisti industriali", afferma Neil Cybart, analista indipendente di Apple. "I contributi di Jony - aggiunge - si trovano letteralmente in ogni prodotto che Apple ha creato negli ultimi 20 anni".
Ive sovrintendeva la vision dell'azienda "e guidava - spiega ancora Cybart - la più grande azienda di design della storia". La squadra di Ive è un team straordinario, ma va notato che nell'era di Tim Cook, cioè nel dopo Steve Jobs, Apple aveva ormai smesso di produrre nuovi rivoluzionari dispositivi. Dopo la morte del fondatore, avvenuta nel 2011, nessun nuovo prodotto è stato in grado di eguagliare il successo senza precedenti dell'iPhone, uscito in 10 diverse versioni, dal 2007 ad oggi.
Cook ha gestito alla grande i profitti facendo diventare Apple, nel 2018, la prima azienda Usa a raggiungere un valore di mercato di mille miliardi di dollari, ma resta un manager molto bravo a gestire i soldi e non uno capace di lanciare nuovi dispositivi paragonabili all'iPhone. E questo sicuramente ha inciso sulla scelta di Ive di partire.
Le perdite recenti, ricorda il Financial Times, includono Daniele De Iuliis, che aveva lavorato in Apple per quasi 30 anni, e Rico Zorkendorfer, partito in aprile, mentre i veterani Christopher Stringer e Danny Coster se ne sono andati entrambi nel 2016. Si tratta di designer che ricoprivano ruoli chiave dell'azienda, scelti personalmente da Ive. Tuttavia sarebbe ingeneroso pensare che la perdita di centralità dei Laboratori di ricerca dei nuovi prodotti Apple sia solo legata ad una mancanza di sensibilità' di Cook.
In realtà, nonostante un avvio lento per Watch nel 2015, Apple ha iniziato a riscuotere un vero successo con i suoi accessori, inclusi i suoi AirPod wireless, mentre sta anche prestando maggiore attenzione ad un portafoglio di servizi online in espansione, inclusi giochi, notizie e video. "Stiamo operando a un livello di ampiezza e profondità in cui non abbiamo mai operato in precedenza", afferma Cook.
Ive e Cook hanno entrambi indicato l'assistenza sanitaria come un potenziale nuovo mercato, sfruttando le nuove capacità di Watch per rilevare le irregolarità cardiache. Cook ha rivelato alla Cnbc all'inizio di quest'anno che la salute potrebbe diventare il "più grande contributo per l'umanità" di Apple. L'assistenza sanitaria, però, è solo un esempio di come il campo di battaglia sia cambiato negli ultimi anni.
L'altro esempio sono gli assistenti vocali. Apple è stata pioniera nel settore degli assistenti virtuali con Siri, ma ora fatica a stare dietro ad Alexa di Amazon e a Google Assistant, sia nelle vendite degli altoparlanti intelligenti, sia negli sviluppi dell'intelligenza artificiale. Anche per quanto riguarda gli occhiali intelligenti e le auto a guida autonoma Apple non decolla, restando dipendente dalle entrate in calo degli iPhone, che ancora pesano per i due terzi sulle sue entrate.
Le uscite di alto profilo di Ive e della Ahrendts hanno scosso fin dalle fondamenta i vertici del gruppo, ma secondo il giornale americano, Apple non è restata con le mani in mano muovendosi in cerca di nuova linfa vitale per rinvigorirsi, come dimostra l'acquisto di John Giannandrea da Google, destinato a diventare il capo dell'Intelligenza Artificiale e del machine learning, l'apprendimento automatico dell'azienda.
In direzione di un rinnovamento dei vertici di Apple vanno intesi anche gli arrivi dei veterani di Hollywood, Jamie Erlicht e Zack Van Amberg della Sony Pictures Television, che dovranno guidare la produzione di contenuti media del gruppo. "L'apparente accelerazione del ritmo di cambiamento all'interno di Apple a livello esecutivo riflette il cambio di paradigma che l'azienda sta attraversando da una storia guidata dall'hardware a Apple come servizio", spiega, Gene Munster, un ex analista di Wall Street diventato investitore tecnologico con Loup Ventures.
La realtà di cui sia Cook sia Ive sono perfettamente consapevoli è che nella nuova Apple non c'è più un'unica persona alla scelta dei nuovi prodotti, come avveniva all'epoca del duo Jobs-Ive. Nessuna singola persona di Apple decide più, da sola, quali innovazioni debbano uscire dai laboratori di ricerca per essere poi sviluppate sui tavoli del design. "La compagnia corre molto orizzontalmente", afferma Cook. "La ragione per cui probabilmente non e' cosi' chiaro chi sia a definire la strategia di prodotto e' che per le decisioni piu' importanti ci sono diverse persone coinvolte. È questa la nuova natura del modo in cui operiamo".