Quella fra Fca e Renault sarebbe stata una fusione eccezionale, con vantaggi evidenti e tante sinergie positive. Jean-Dominique Senard, presidente del gruppo francese, ha ripercorso con queste parole davanti ai propri azionisti - in un'assemblea che lo ha riconfermato al vertice della casa automobilistica transalpina - il progetto di un matrimonio con il Lingotto, nato nei mesi scorsi e arenatosi, almeno per il momento, a inizio giugno.
Un'occasione che per ora sembra sfumata, con rimpianto del manager francese: "Si sarebbe creato, per la prima volta, un campione europeo", ha spiegato ai soci di Renault Senard, che raccontando come il management del gruppo fosse attratto dalla proposta di Fca e avesse studiato a fondo il progetto, dopo aver informato Nissan.
"Il cda era pronto a votare a favore" di un accordo che "offriva molti vantaggi per Renault" e che, secondo il manager, ne offriva anche per Nissan. "Raramente ho visto nella mia carriera di industriale così tante sinergie positive che valorizzavano i gruppi. Le sinergie erano reali: non so che cosa accadrà in futuro, ma una fusione con Fca darebbe una forza supplementare al gruppo", ha aggiunto, lasciando di fatto aperta una porta all'operazione che gli fu 'suggerita' dal ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire, che rappresenta il primo socio del gruppo con il 15% delle azioni.
"Mi suggerì alcuni mesi fa di prendere contatto coi vertici di Fca", ha chiosato Senard secondo quanto riporta l'agenzia francese AFP; una circostanza, quest'ultima, particolarmente significativa visto che di fatto è stato lo stesso Le Maire a chiedere ai suoi rappresentanti nel cda di prendere tempo la sera del voto che avrebbe dato il via libera ufficiale alla trattativa.
La delusione di Senard, assieme alle posizione espresse nei giorni scorsi da diversi ministri del governo di Parigi, fanno capire che il dossier si potrebbe anche riaprire, specialmente ora che il presidente di Renault è stato confermato dalla stragrande maggioranza dei soci. Fra lui e il numero uno di Fca, John Elkann, si è infatti creato un rapporto solido e di stima e anche gli alleati giapponesi di Renault, ovvero Nissan e Mitsubishi, sembrano ancora interessati a un'intesa.
Quello che resta da capire è se il Lingotto, che ha chiuso bruscamente la porta al matrimonio, sia disposto a riaprirla e a quali condizioni: di certo, dopo le trattative che hanno coinvolto la politica francese ai massimi livelli e dopo che lo stop è stato dovuto proprio all'intervento della politica, è dal governo di Parigi che si aspettano novità. L'operazione, infatti, non ha perso valenza industriale, e sui fronti finanziari e della governance gli aggiustamenti richiesti erano stati trovati.
Le Maire e i suoi colleghi ora si trovano in una situazione in cui anche dagli alleati giapponesi di Renault viene chiesto che la Francia allenti la propria presa sul gruppo e questa circostanza potrebbe anche far ripartire il dialogo con Torino. Una scelta che potrebbe rivelarsi quanto mai necessaria. Secondo quanto spiegato oggi da Senard agli azionisti, il settore mondiale dell'auto dovrà affrontare lo "tsunami" determinato dall'emergere dei gruppi cinesi. "C'è un'unica cosa da fare, essere abbastanza forti da resistere", ha concluso il presidente di Renault, indicando la strada in "un'integrazione equilibrata".