È ricerca affannosa di nuovi capitali per mettere in sicurezza Carige, in una partita che si snoda fra Genova, sede della banca, Roma, sede del governo, e Francoforte, da dove la Bce vigila sull'istituto. Dopo la ritirata di Blackrock, con un annuncio all'ultimo minuto seguito a settimane di trattative, è stato fatto filtrare l'interesse di altri tre fondi, ipotizzando un ritorno di fiamma da parte di Varde, che si è sfilato dalla partita ad aprile, di Apollo, che con Carige ha già chiuso operazioni negli scorsi anni, e di Warburg Pincus.
Nel settore finanziario tuttavia queste voci sollevano molte perplessità e vengono accolte con scetticismo. L'unica cosa certa è che i commissari nominati a gennaio dalla Bce per traghettare in salvo l'istituto, ovvero gli ex ad e presidente, Fabio Innocenzi e Pietro Modiano, assieme a Raffaele Lener, siano al lavoro per cercare una soluzione cosiddetta 'di mercato', ovvero per evitare che si debba ricorrere alla ricapitalizzazione precauzionale con l'ingresso dello Stato nel capitale. Anche questo paracadute, che il governo ha predisposto lo scorso gennaio, assieme a uno sulla liquidità che è già stato usato, potrebbe tuttavia non aprirsi: ad autorizzare un'operazione di questo tipo dovrebbe essere la Bce, come fatto per Mps.
"Non si può escludere nulla"
Al tempo stesso lo spettro di un intervento di questo tipo aleggia. "Speravo che l'operazione Blackrock potesse andare in porto: ora non si può escludere nulla. Abbiamo bisogno che ci sia un'operazione che metta in sicurezza quella banca anche perché in caso di un crollo del sistema Carige, rischia di portare dietro altre banche ma, soprattutto di avere un'altra moria di tantissime imprese", ha detto Edoardo Rixi, viceministro dei Trasporti in quota Lega, dopo che ieri premier e ministro dell'Economia avevano spinto per una soluzione di mercato.
Le altre alternative sul tavolo sono un nuovo intervento delle altre banche, che già a novembre si sono fatte carico di un bond subordinato da 320 milioni per puntellare il capitale dell'istituto ligure, o quello di seguire la strada usata per risolvere la crisi di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Sul primo fronte sono diversi gli esponenti del mondo finanziario, anche di primissimo piano come l'ad di Unicredit Jean Pierre Mustier, che hanno lasciato uno spiraglio sostenendo che, se ci dovesse essere un nuovo intervento comune a tutto il sistema e proporzionale non si tirerebbero indietro Il Fondo interbancario di tutela dei depositi, la cui assemblea martedì avrebbe dovuto dare il via libera alla conversione del bond subordinato, terrà una riunione d'urgenza del cda lunedì a Roma per aggiornare la propria linea.
L'altra alternativa sul tavolo - fermo restando che quella estrema di un bail-in sarebbe uno choc per tutto il sistema bancario - potrebbe passare per una totale ripulitura del bilancio di Carige, con Sga e Credito Fondiario in prima fila per gestire gli npl (non performing loans, i crediti in sofferenza) dell'istituto, per arrivare a un modello con una bad bank e una good bank: la seconda sarebbe venduta a prezzo simbolico a un'altra banca con coefficienti patrimoniali sufficientemente solidi da assorbirla, la prima gestita grazie all'intervento dello Stato.
Anche questa soluzione, tuttavia, avrebbe bisogno di un avvallo preventivo da parte della Bce: l'Eurotower, già giovedì, è stata informata dai commissari di Carige e sta seguendo da vicino la situazione. Nel frattempo da Genova arriva la rassicurazione che, sul fronte della liquidità, la situazione non desta preoccupazioni.