“Un buco da circa 5,5 miliardi nel 2018, un deterioramento dei conti nel 2019 e il debito pubblico in salita. È questa l’impietosa pagella sull’operato del governo gialloverde che la Commissione europea pubblicherà martedì a Bruxelles. I numeri saranno limati fino all’ultimo, ma di certo le previsioni economiche Ue toglieranno ogni alibi all’esecutivo Conte”. Lo scrive la Repubblica sotto il titolo di apertura della prima pagina: “Europa, pronta la stangata”. Certa che la Ue per il 2020 chiederà una maxi-manovra, anticipando la “pagella” sull’operato del governo gialloverde che la Commissione Europea renderà pubblica martedì prossimo.
I debiti
Il punto debole sono i debiti, che fanno dell’Italia un paese “vulnerabile”. “Lo è lo Stato con il suo fardello di oltre 2.300 miliardi, lo sono di riflesso le banche e le assicurazioni imbottite di Btp, lo sono le imprese meno profittevoli e più bisognose di denaro, lo sono le famiglie che ricorrono sempre di più al credito al consumo e spesso non pagano le rate. Se il Pil diminuirà e gli spread aumenteranno, la crisi sarà un rischio concreto”.
È il quadro sintetizzato della Banca d’Italia contenuto nel “Rapporto sulla stabilità finanziaria” diffuso ieri dall’Istituto centrale, nel quale si può leggere che “l’alto livello del debito pubblico espone l’economia italiana alle tensioni dei mercati finanziari e riduce la capacità della politica di bilancio di sostenere l’attività produttiva di fronte a fasi di rallentamento”.
“Certo Bankitalia è cauta”, avverte il quotidiano, “ricorda gli aspetti positivi della nostra economia ‘resiliente’ che hanno spinto anche Fitch, S&P e Moody’s a evitare un peggioramento del rating, ma i dati mostrano che la vulnerabilità finanziaria del Paese è in crescita” e “se si va a guardare la situazione di famiglie, imprese, banche e assicurazioni ci si accorge dei rischi che stiamo correndo. Sebbene il livello generale dell’indebitamento privato resti ancora tra i più bassi d’Europa, questo punto di forza si sta incrinando”.
A questo quadro della Banca Centrale si aggiunge il cambio di rotta di Bruxelles che a giugno potrebbe avanzare la richiesta di una manovra aggiuntiva per il 2020 pari a 30 miliardi di euro. Oppure, in alternativa, una procedura sul debito eccessivo che sarebbe “più penalizzate” perché “peserà sula nazione per anni, a prescindere da chi governerà in futuro”. Così l’ipotesi di una maxi-stangata si profila come “l’ultimo tentativo per tenere in carreggiata i conti di un Paese ormai considerato un rischio per la moneta unica”.
“D’altra parte i numeri sono desolanti”, scrive il quotidiano romano nella corrispondenza da Bruxelles. “Si parte dallo scorso anno, con la Commissione pronta a confermare che il governo ha chiuso il 2018 con un buco strutturale da circa 5,5 miliardi (0,3% del Pil) causato dalla scelta di Salvini e Di Maio, la scorsa estate, di non rimettere mano ai conti nonostante i suggerimenti di Bruxelles. C’è poi il 2019, con la Ue pronta a tagliare ancora le previsioni di crescita per l’Italia dallo 0,2% stimato a febbraio a un misero 0,1%. Inoltre la Commissione certificherà che il governo non ha mantenuto l’impegno preso a dicembre da Conte e Tria su un deficit nominale del 2,04% del Pil e su uno strutturale in equilibrio. Per Bruxelles infatti l’Italia quest’anno è proiettata verso un disavanzo intorno al 2,6%”.
L'economia brucia
“Mentre Palazzo Chigi litiga, l’Economia brucia. In trepidante attesa” è il folgorante attacco del retroscena del Corriere della Sera, che racconta le preoccupazioni del ministro Tria sulle tensioni del momento all’interno del governo, con il rischio di una crisi sul “caso Siri”, e quindi le dirette e inevitabili ricadute sulla manovra. Perché, se da un lato è vero “che la manovra andrà tecnicamente scritta in autunno”, dall’altro “sarebbe politicamente necessario prepararsi, trovare un’intesa sulla strada da seguire, dato che — come Tria ha avuto modo di dire — ‘non sarà possibile abbassare le tasse, far crescer e la spesa e allo stesso tempo bloccare l’aumento dell’Iva’”.
Chiaro, ma “nel governo però non c’ è modo di ricevere attenzione, visto che gli interlocutori sono impegnati a far salire la tensione” sottolinea il giornale. Guardando al voto e al consenso.
E guardando ancora al Rapporto di Bankitalia, Il Sole 24 Ore osserva che “c’è una cifra: 4 miliardi. È questo l’extra costo dello spread nel biennio 2019- 2020 rispetto ad un anno fa se i rendimenti all’emissione dei titoli di Stato dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati. Un fardello che andrebbe a sommarsi ai 64 miliardi di costo del debito previsto nel Def”. Ciò che metterebbe a repentaglio la stabilità finanziaria del Paese, “perché i rischi sono in aumento” e “l’indicatore di stress macrofinanziario dell’Italia si mantiene su livelli elevati”.
Credito poco accessibile
“Ma il nodo – rileva il quotidiano di Confindustria – è che ‘le condizioni di accesso al credito stanno peggiorando, soprattutto per le aziende più piccole’. Da diversi anni, a causa delle selettività degli intermediari, "la crescita del debito bancario è limitata alle imprese finanziariamente più solide e a quelle di maggiore dimensione’”. Ciò che rende il quadro d’insieme assai più complicato.