L'Italia non cresce e lo scenario a inizio II trimestre resta fragile e incerto. È la fotografia scattata dal Centro studi Confindustria nella Congiuntura flash. "L'Italia non cresce: gli investimenti sono attesi in calo, i consumi sono deboli e con prospettive incerte", spiega l'analisi di Confindustria.
E ancora: "Il Pil italiano nei primi mesi del 2019, come atteso, ha smesso di ridursi. Ma lo scenario a inizio II trimestre resta fragile e incerto. A gennaio-febbraio la produzione industriale è risalita, recuperando dal crollo di fine 2018, ma in gran parte per ricostituzione di scorte, facendo presagire una nuova flessione a breve. Anche il fatturato è risalito (+0,2% a febbraio), specie grazie ai beni strumentali.
Preoccupa, però, il calo degli ordini industriali (-2,7%), soprattutto esteri". E a marzo, prosegue, "il Pmi è sceso ancora nella manifattura, in zona contrazione (47,4), pur salendo nei servizi". Secondo l'analisi, "le esportazioni italiane non sono brillanti, a riflesso della frenata del commercio mondiale, dovuta a dazi e incertezza" e anche l'Eurozona è in decelerazione "nonostante la Bce espansiva". Rallentano anche gli Usa, "ma la Cina evita la frenata brusca".
Debole l'andamento delle esportazioni
Nel dettaglio, si legge nel documento del centro studi Confindustria, le vendite italiane di beni sono scese a febbraio (-1,2% in volume), "dopo il rimbalzo di gennaio. Al di là delle fluttuazioni, l'andamento finora è quasi piatto. In calo l'export verso vari mercati extra-UE (Turchia, Medio Oriente, America del Sud) e in alcuni paesi UE (Polonia, Spagna). In accelerazione invece verso Svizzera, Regno Unito, Giappone. Le prospettive per i mesi primaverili sono fiacche, secondo gli indicatori sugli ordini manifatturieri esteri. Pesa l'indebolimento degli scambi mondiali e, in particolare, della domanda di prodotti italiani in Germania e Turchia".
Gli indicatori fanno prevedere "una minor spesa per capitale fisso nel 2019". Nel I trimestre, sottolinea Confindustria, "le condizioni per investire sono risultate negative, anche se meno che a fine 2018 (indagine Banca d'Italia); per il II trimestre è atteso un peggioramento delle condizioni in cui operano le aziende. In aprile, la fiducia degli imprenditori si è appiattita su livelli molto bassi (continuando a calare nella manifattura) e gli ordini interni per i produttori di beni strumentali sono fermi su valori ridotti, sebbene la loro produzione abbia parzialmente recuperato a inizio 2019".
Sul fronte della produzione di beni di consumo e delle vendite al dettaglio, si è registrato un rimbalzo nei primi due mesi del 2019 "ma le immatricolazioni di auto sono rimaste deboli fino a marzo e l'indicatore dei consumi Icc e' sceso (-0,7%)". L'occupazione "è risultata ferma anche a gennaio-febbraio (+0,1% in media, pari a +19 mila unita'), facendo mancare un sostegno ai redditi".
Il quadro non migliora nel secondo trimestre
E ancora: "Nel II trimestre il quadro non migliora. In aprile sono calati gli ordini interni per i produttori di beni di consumo e la fiducia delle famiglie (per il terzo mese), sia sul clima economico sia su quello personale. Mercati calmi, credito in calo. In aprile il Btp decennale è sceso a 2,47%, un punto meno di ottobre, ma mezzo punto sopra i valori di inizio 2018. La Borsa ha accentuato il recupero (+19% da inizio anno). Il costo del credito è fermo ai minimi (1,5% a febbraio), ma le indagini mostrano una stretta dell'offerta anche nel I trimestre 2019 e i volumi di prestiti alle imprese iniziano a calare (-0,1% annuo).
Nel I trimestre 2019 - continua l'analisi - lo scenario nell'Eurozona è rimasto debole, in linea con i ritmi modesti della seconda metà del 2018. Tutti gli indicatori qualitativi confermano il calo del manifatturiero; la fiducia delle imprese continua a diminuire, per valutazioni pessimistiche su produzione e ordini. La debolezza nell'industria dovrebbe prolungarsi al secondo trimestre: in aprile il PMI indica contrazione (48,1). E anche i servizi mostrano primi segnali di rallentamento (Pmi a 52,5)". Il rinvio della Brexit "allunga l'incertezza, che ha già prodotto effetti negativi in Gb su fiducia e sterlina".
Anche gli Usa rallentano
Riguardo alla Bce, "lo stimolo monetario nell'area durerà più a lungo: i tassi a breve saranno fermi a zero almeno per tutto il 2019 e, per frenare quelli a lungo termine, la Bce continuerà ben oltre a comprare titoli pubblici e privati con le somme incassate da quelli in scadenza. Anche per questo, il cambio dell'euro resta debole (1,13 dollari in aprile), offrendo un sostegno all'export. La decisa risalita del petrolio (71 dollari al barile in aprile, 58 a dicembre), però, assorbe di nuovo risorse di famiglie e imprese, alimentando l'inflazione nell'Eurozona (+1,4% a marzo, appena +0,8% la core)".
Rallentano gli Usa: "Le stime sul Pil Usa nel I trimestre sono di ulteriore frenata, dopo quella di fine 2018. In calo la produzione industriale e vari indicatori concordano su un rallentamento (Pmi, capacità utilizzata), specie per l'incertezza sulle prospettive globali. Anche i consumi mostrano segni di debolezza. Il mercato del lavoro, comunque, resta solido (disoccupazione al 3,8%, occupati in crescita). Ma la Cina evita la frenata brusca; Pechino "attenua, almeno per ora, i segnali di rallentamento: la fiducia degli imprenditori si attesta ai massimi da sette mesi; riparte l'export con un +14,2% annuo a marzo, dopo la forte contrazione di febbraio. Continua, invece, a calare l'import (-7,6%), ma ci si attende un rimbalzo a breve grazie alle forti misure di stimolo fiscale messe in campo dal Governo".