Doveva essere la serata dei servizi (al plurale) e così è stato. Neppure un cenno ai neonati iPad e AirPods. Sono arrivati una piattaforma di streaming con contenuti originali (Apple TV+), una “Netflix dei giornali” e un abbonamento dedicato ai videogiochi. La Mela non lo ha solo detto, lo ha urlato: i servizi, oggi, sono la priorità. E, domani, il futuro. Sono i muscoli che devono dare nuova propulsione al gruppo. Senza dimenticare però che lo scheletro è costituito da iPhone e iPad. Lo ha detto Oprah Winfrey, una dei nomi forti spessi da Cupertino per lanciare la nuova piattaforma: “Perché ho accettato la proposta di Apple? Perché loro sono in un miliardo di tasche”. Basterà?
La campagna di Hollywood
La novità più attesa era la nuova piattaforma streaming. Si chiama Apple TV+. Il pacchetto include film, documentari, serie e programmi originali, che non saranno disponibili altrove. Durante la lunga presentazione, Cupertino dimostra di puntare sulla qualità di autori e attori. Nel video di lancio scorrono le dichiarazioni di Sofia Coppola, Ron Howard, M. Night Shyamalan, Damien Chazelle, J.J. Abrams e Steven Spielberg. Proprio il regista di E.T., dopo qualche secondo di buio, compare sul palco in carne e ossa: farà parte del progetto, rispolverando il suo marchio Amazing Stories.
Una presenza autorevole e prestigiosa, che però solleva qualche perplessità: proprio Spielberg aveva protestato contro la presenza di Netflix agli Oscar, invocando una netta distinzione tra cinema in sala e streaming. Una presa di posizione quantomeno incauta, visto che il regista sarà adesso sostenuto da una piattaforma concorrente. Spielberg non è solo: a Cupertino si è trasferita mezza Hollywood: Reese Witherspoon, Jennifer Aniston e Steve Carell (protagonisti di “The Morning Show”, serie ambientato nel “dietro le telecamere” dei programmi americani), Jason Momoa (protagonista di una serie distopica, “See”, in cui un'epidemia ha ridotto l'umanità alla cecità), J.J. Abrams (creatore della serie “Little Voices”).
Fino a Oprah Winfrey, che negli Stati Uniti è una semi-divinità: sarà protagonista due docu-serie, una sulla salute mentale e una sugli abusi sul posto di lavoro. La presentazione è di certo uno sfoggio di forza notevole, anche se esibire la scuderia non pare il massimo dell'eleganza. D'altronde Apple non può andare per il sottile: deve farsi ariete in un settore nuovo e già affollato. Ha deciso di illuminare i contenuti, cioè il punto che da sempre Netflix indica come la propria forza. Niente, infatti, si è detto sul prezzo: Apple TV+ arriverà in autunno, in oltre cento Paesi.
Apple Tv, l'aggregatore di streaming
La sfida a Netflix non può essere lanciata solo con i contenuti originali. La piattaforma guidata da Reed Hastings, infatti, mette a disposizioni produzioni proprie ma anche altrui. Un pacchetto che Tim Cook compone affiancando a TV+ l'app Apple TV completamente ridisegnata e gli Apple TV Channels, in arrivo a maggio.
La prima è un un servizio che aggrega film, serie, sport, notizie, consigliando contenuti pescati da oltre 150 app di streaming, fra cui Amazon Prime e Hulu. Consentirà anche di acquistare o noleggiare singoli film dalla libreria di iTunes Store. Apple TV Channels offre invece alcune emittenti (tra cui Hbo, Showtime e Starz): gli utenti pagheranno solo i servizi che desiderano e potranno guardare tutto on demand, anche offline, all'interno dell'applicazione Apple.
L'obiettivo è chiaro: eliminare le frizioni. Apple mette nella stessa stanza digitale diversi applicazioni, consentendo l'accesso dalla stessa porta, con la stessa password. L'altra frizione da eliminare è quella tra dispositivi. Per farlo, Cupertino ha allargato il perimetro degli hardware: Apple Tv non sarà disponibile solo su Mac, iPad e iPhone ma anche sulle smart TV Samsung (già da questa primavera) e a seguire sulle piattaforme AmazonFire TV, LG, Roku, Sony e Vizio.
La Netflix delle notizie
Apple Tv e Channels stanno al video come Apple News+ sta alla carta stampata. È arrivata anche la Netflix dei giornali. Un servizio che, come previsto, allarga il perimetro dell'app Texture (acquisita un anno fa). Il servizio include circa 300 magazine, tra i quali People, Time, The New Yorker, Fortune, Sport Illustrated, Vogue.
La vera novità è però l'inclusione di due quotidiani: Los Angeles Times e Wall Street Journal. Confermato quindi il gran rifiuto di New York Times e Washington Post, che – dopo aver trattato – si sono tirati indietro per le eccessive pretese di Apple. La Mela sarebbe intenzionata a tenere per sé metà dell'abbonamento, distribuendo agli editori il resto.
Il prezzo: 9,99 dollari al mese. Per ora News + sarà accessibile solo negli Stati Uniti e in Canada. Arriverà in Europa in autunno, iniziando dalla Gran Bretagna. Per l'Italia, quindi, tempi non ancora definiti. L'espansione globale dovrebbe essere più lenta, perché – a differenza dello streaming - richiede accordi locali, con le singole testate.
Accettare l'offerta ha il vantaggio di aprire a un pubblico nuovo (quel miliardo di tasche di cui ha parlato Oprah Winfrey). Allo stesso tempo, però, ci si affida a un intermediario, con il rischio di diventarne dipendente, specie se Apple drenasse parte degli abbonamenti alle singole testate. Quanto alle caratteristiche dell'app, la Mela punta su un impatto grafico notevole e sulla privacy. La Netflix dei giornali non mette a disposizione semplici copie digitali del numero in edicola: adatta lo stile al dispositivo che si sta utilizzando e aggiunge elementi visivi che sulla carta non possono esserci, a partire da copertine animate. All'interno delle applicazioni non ci saranno pubblicità né tracciatori. Non ci saranno quindi aziende (compresa Apple) in grado di capire cosa gli utenti leggono, quando e come lo fanno.
Arcade: la via di Apple per i videogiochi
Non è una Netflix dei videogiochi e non ambisce a fare concorrenza con Stadia, PlayStaion e Xbox: Apple ha scelto una propria via. Si chiama Arcade ed è un abbonamento che permette di pagare per avere accesso illimitato a oltre cento titoli esclusivi. Cui si potrà giocare anche senza essere connessi. Si paga quindi un prezzo fisso per non doversi preoccupare di comprare ogni singola app. Anche in questo caso, niente tracciamento e zero pubblicità su iPhone a iPad, Mac e Apple TV. L'idea è quella di incassare selezionando e promuovendo videogiochi di qualità, che sull'App Store vengono spesso fagocitati da quelli gratuiti. Arcade arriverà in autunno in oltre 150 Paesi (quindi anche in Italia). Apple ha invece rivelato il prezzo.
La carta di credito digitale (e non solo)
Apple trasforma l'iPhone in una carta di credito con il nuovo servizio Card, disponibile per ora solo negli Stati Uniti. L'interfaccia ha un design essenziale e intuitivo, che identifica con chiarezza le spese. I dati permettono di tracciare le proprie abitudini di spesa e fissare dei limiti. La richiesta di assistenza è immediata e ha uno stile che ricorda le chat di messaggistica più diffuse. La novità più interessanti sono però l'assenza di commissioni e il programma di “cashback”, cioè un piccolo rimborso per ogni acquisto effettuato. Se si usa Apple Card, si riceve il 2% di quanto speso, che sale al 3% se si tratta di servizi e prodotti Apple. I partner sono Goldman Sachs e Mastercard.
La prima fa da banca emittente, il secondo da circuito internazionale. Le transazioni sono autorizzate con Face ID o Touch ID (cioè con faccia e dita). Oltre a questa carta di credito digitale, Apple ne offre una fisica (per la quale però il cashback scende all'1%). È una sorta di ibrido, perché è un oggetto fisico ma – come la sua versione digitale – non ha firma, codice cvv, numero: si verifica e si abbina all'iPhone. Un'inversione di equilibri: non è più lo smartphone a essere accessorio della carta. È la carta a essere un supporto dell'iPhone.