Ha resistito fino all'ultimo Tito Boeri e sul fatto che restasse presidente fino alla fine del suo mandato - che termina sabato prossimo, 16 febbraio - pochi ci avrebbero scommesso. Ed invece, il governo ha preferito non sollevare un polverone prima della scadenza, aspettando quella naturale: si apre così una nuova fase per l'Inps. L'Istituto di previdenza nazionale dovrebbe essere ora commissariato: e per gestire questa transizione che porterà ad una nuova governance, sarebbe in rampa di lancio il sottosegretario Alberto Brambilla, in quota Lega, peraltro autore del programma del Carroccio sulle riforma della legge Fornero.
Un anno in trincea
Boeri, nominato dall'allora premier Matteo Renzi, è cosi' 'sopravvissuto' ad un anno di incarico non facile, riuscendo a non dimettersi e a schivare alla fine un fuoco incrociato politico, con gli attacchi dei due vicepremier, il grillino Luigi Di Maio e il leghista Matteo Salvini. La scorsa estate, Boeri era stato incolpato di essere la famosa "manina" all'interno dei palazzi che contano che avrebbe fornito stime per il decreto dignità che prefiguravano una perdita di 8 mila posti di lavoro all'anno. Una notizia che aveva di fatto scatenato le ire di Di Maio, che aveva gridato appunto al complotto delle lobby. Poi Boeri aveva fatto scintille anche con Salvini avendo accennato agli immigrati come elemento decisivo per la sostenibilità del sistema previdenziale: la qual cosa non era di certo stata gradita dal vicepremier. Il Presidente dell'Inps non si è però mai scomposto, e a chi gli chiedeva se fosse pronto a rassegnare le sue dimissioni, rispondeva che lo avrebbe fatto solo se la richiesta fosse arrivata direttamente dal premier Giuseppe Conte. Che però non si è mai espresso.
Tre candidati per una poltrona
Boeri è in carica dal 2015, quando è stato emanato il decreto del presidente della Repubblica, in data 16 febbraio, concernente la nomina dell'economista a presidente dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), per la durata di un quadriennio. Ora l'attuale esecutivo si appresta a modificarne la governance, reintroducendo il Cda, tramite un emendamento al decreto su reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero. In attesa dell'operatività dei nuovi organi (il Cda sarà di nuovo composto da 5 membri), l'ente dovrà quindi essere commissariato: chi guiderà questa fase diventerà anche il presidente. Si tratta di un ruolo importante, considerando il ruolo centrale dell'istituto nel momento di 'rodaggio' del reddito da cittadinanza e della quota 100.
Non è solo Brambilla a star scaldando i muscoli: a prendere il posto di Boeri potrebbero essere anche Pasquale Tridico, l'economista "padre" del reddito di cittadinanza e consigliere di Di Maio, o Mauro Nori, ex direttore generale dell'Inps tra il 2010 e il 2015. Quell'anno passò poi alla Corte dei Conti, proprio per dissapori con Boeri, e diventò consigliere dell'attuale ministro dell'Economia Giovanni Tria. Secondo alcune fonti, sarebbe lui un potenziale candidato di mediazione, anche se il Carroccio non sembra intenzionato a mollare la presa.