Per Parmalat la riorganizzazione annunciata all'inizio di gennaio dal suo azionista di controllo, la francese Lactalis, potrebbe tradursi in un drastico e drammatico smembramento della società italiana.
A lanciare l'allarme è il segretario della Flai-Cgil Mauro Macchiesi, che dice: "Stando a quanto comunicato da Lactalis non esisterà più una funzione corporate italiana, non esisterà più un management italiano. Come sindacato siamo preoccupati per i possibili impatti negativi sull'occupazione e anche perché questa riorganizzazione può mettere a rischio un intero modello del nostro settore agro-alimentare, gestito finora dal management italiano di Parmalat, che vuole dire acquisto di latte italiano, cura e sensibilità italiana nella ricerca e nell'innovazione dei prodotti".
Il piano di Lactalis
Il Sole 24 Ore riporta che, in vista dell'imminente cancellazione del titolo Parmalat dalla quotazione di Borsa, Lactalis, che possiede il 97% del capitale del gruppo di Collecchio, ha approvato una riorganizzazione mondiale. All'interno del gruppo Lactalis nasceranno nove divisioni, di cui tre di prodotto (Formaggi, ingredienti e prodotti freschi), cinque geografiche e una dedicata all'export. Tutte saranno gestite direttamente dal quartier generale di Lactalis a Laval, cittadina del Nord-Ovest della Francia, da manager francesi.
Per capire l'importanza della notizia bisogna dare un'occhiata ai numeri di Parmalat. Oggi il gruppo Parmalat è tra i leader mondiali nella produzione e distribuzione di latte, dei suoi derivati (yogurt, condimenti a base di panna, dessert e formaggi) e di bevande a base di frutta. Nel 2017 ha generato ricavi per oltre 6,6 miliardi di euro, di cui quasi il 60% nelle Americhe (39% America del Nord e 20% America latina). Le vendite in Europa (17% del totale), contano esattamente come le vendite in Oceania. Quindi si tratta di un gruppo totalmente internazionale, tanto è vero che i dipendenti italiani sono solo 1.900 su un totale di 26.000, con 10 stabilimenti in Italia su un totale di 93 siti produttivi.
Collecchio, addio
A Collecchio, vicino Parma, da oltre cinquant'anni c'è il quartier generale di questo impero del latte fondato nel 1961 da Calisto Tanzi. Con la riorganizzazione annunciata, il quartier generale sarà smantellato, perché tutto farà capo direttamente alle varie divisioni di Lactalis.
Sostanzialmente fallita nel 2003 a causa della montagna di debiti accumulati da Tanzi, debiti tenuti nascosti con frodi e falsi in bilancio, Parmalat riuscì a restare in piedi nonostante un buco complessivo di 14 miliardi di euro. Il commissario straordinario (e poi amministratore delegato) Enrico Bondi trovò un'organizzazione industriale sana e un grandissimo desiderio di riscatto dei dipendenti, che per mesi lavorarono in una forma quasi di autogestione, pur di non lasciare fermare gli impianti. Otto anni dopo Parmalat era un'azienda risanata con in cassa circa 2 miliardi di liquidità, soldi che Bondi era riuscito a farsi ridare dalle banche, causa dopo causa, sostenendo che le banche fossero a conoscenza delle frodi di Tanzi.
Arrivano i francesi
È a questo punto che si colloca l'intervento del colosso Lactalis, che con un rastrellamento in Borsa coordinato da Mediobanca e una successiva Opa acquistò oltre l'80% delle azioni e divenne proprietario di Parmalat, compresi i 2 miliardi di liquidità. L'annuncio ufficiale fu: faremo di Parmalat il polo europeo del latte. Ma la prima preoccupazione di Lactalis fu di entrare in possesso dei 2 miliardi e la soluzione fu trovata facendo comprare a Parmalat per 963 milioni di euro l'americana Lag, azienda di proprietà di Lactalis. Il palese conflitto di interesse fu denunciato in Tribunale dall'azionista di minoranza Amber, ma al termine di un lungo contenzioso l'operazione andò in porto, anche se il prezzo di Lag fu abbassato di 130 milioni.
Intanto l'integrazione di Parmalat in Lactalis andava avanti. Tutte le indicazioni strategiche venivano dalla Francia. Oggi, comprendendo Parmalat, Lactalis è un gruppo che fattura 18,4 miliardi di euro con 80 mila dipendenti in tutto il mondo, di cui 19 mila nelle Americhe e 32 mila in Europa. In Francia i dipendenti sono 15 mila. In Italia 5.000, mettendo insieme i lavoratori di Parmalat con quelli della Galbani, primo produttore caseario italiano anch'esso di proprietà di Lactalis (oltre ai marchi Galbani, possiede Vallelata, Invernizzi, Locatelli, Cademartori, President).
Appello dei sindacati al governo
Lactalis è anche il più importante acquirente di latte italiano. È questo uno dei punti sensibili sottolineati dal segretario nazionale della Flai Cgil Mauro Macchiesi, che teme che Parmalat finisca per contare poco nella geografia del colosso Lactalis. La riorganizzazione, dice Macchiesi, non è stata minimamente discussa con il sindacato che non è stato neanche avvertito. "La nostra intenzione è chiedere un incontro con i vertici dell'azienda, vedremo la risposta. In caso di mancanza di disponibilità potremmo anche ricorrere a forme di mobilitazione e mi aspetto che anche il governo segua la vicenda da vicino".