Non è bastato il rialzo dell'ultima giornata a migliorare l'annata difficile di Piazza Affari. In un anno il Ftse Mib, il paniere che riunisce i 40 titoli più liquidi e a maggior capitalizzazione, ha perso il 17,46% rispetto al 27 dicembre 2017, facendo ancora peggio del -15,8% indicato ieri, con dati al 21 dicembre, dalla review annuale di Borsa Italiana. Un dato che, se si considera come nella prima parte dell'anno, fino al 7 maggio, gli indici fossero saliti, potrebbe essere ancora più negativo.
A inizio anno il Ftse Mib valeva oltre 21.500 punti, con un massimo a quota 24.544 e l'anno si è chiuso a 18.324 punti. A pesare sull'andamento del listino i titoli bancari, con l'indice di settore che nei dodici mesi è sceso del 31,34%, battuto in negativo soltanto da quello, molto più piccolo, di edilizia e materiali.
Chi sale e chi scende
Fra i titoli che sono stati per tutto il 2018 nel paniere principale la maglia rosa spetta a Campari, capace di crescere, a fronte di un mercato difficile, di oltre il 14%; se invece si considera la composizione attuale, dopo l'ultimo aggiornamento, la regina è la Juventus, che dall'anno scorso è salita del +38,82%.
Sul fondo della classifica si trova invece Azimut, che ha visto le proprie azioni scendere di oltre il 40%. Ha perso oltre il 36% Unicredit, mentre Intesa Sanpaolo ha lasciato sul terreno più del 29%. Da segnalare anche il calo di Telecom, che ha visto il prezzo delle azioni perdere un terzo del valore, complici gli scontri fra gli azionisti Vivendi ed Elliott, con le ripercussioni sulla governance. Poco mossi gli energetici, ad eccezione di Saipem, che ha sofferto il calo del greggio a fine anno.
Se si guarda al raffronto con gli altri mercati europei, Milano fa peggio dell'Eurostoxx 50, che ha perso il 14,77%; se poi si guarda ai singoli mercati nazionali, il Cac 40 di Parigi ha perso circa il 12%, mentre è in linea con la perfomance italiana il mercato tedesco.