Capire dove sei non basta: è importante capire dove andrai. Osho? No, Facebook. Il social network ha depositato una serie di brevetti con questo obiettivo: prevedere i movimenti degli utenti. Anticipare anziché inseguire ha i suoi vantaggi, anche perché sfuma la distinzione tra fisico e digitale.
Uno: seguire gli utenti
Il brevetto “Offline Trajectories” (“Traiettorie offline”) descrive un sistema che, grazie ai dati registrati con la geolocalizzazione, calcola “le probabilità” che un utente si sposti in un determinato luogo. Per capirlo, Facebook utilizzerebbe non solo le informazioni di un account, ma anche quelle dei suoi amici e di altri utenti che si trovano nella stessa zona. In pratica, analizzando milioni di movimenti, sarebbe possibile ricostruire dei percorsi ricorrenti. Per farci cosa? Il social potrebbe modulare il traffico dati se prevede che l'utente approderà in un'area con scarsa connettività.
Due: rintracciare senza Gps
Un secondo brevetto si chiama “Location Prediction Using Wireless Signals on Online Social Networks” (“Previsione della posizione tramite segnali wireless sui social network online”). Anche in assenza di geolocalizzazione, il sistema punta a capire dove si trova l'utente in base alla potenza dei segnali wi-fi, bluetooth, rete, tecnologia di prossimità come gli Nfc. L'analisi di questi segnali rappresenterebbe quindi un'alternativa al Gps e aiuterebbe a “determinare in modo più accurato la posizione geografica di un utente”. L'obiettivo non è solo individuare ma prevedere. Percorsi ricorrenti, nostri o di altri utenti con caratteristiche simili alle nostre che si trovano nella stessa area, suggerirebbero la prossima tappa. Ad esempio, se dopo la palestra passeremo dal bar o dal supermercato. Sullo smartphone potrebbero quindi arrivare le offerte di quel negozio o pubblicità molto mirate.
Tre: prevedere gli spostamenti
Un terzo brevetto viene descritto come “Predicting Locations and Movements of Users Based on Historical Locations for Users of an Online System”(“Prevedere posizioni e movimenti degli utenti sulla base dello storico dei luoghi”). Anche in questo caso si tratta di analizzare i dati raccolti online per capire come si sposta l'utente tra strade e vetrine fisiche. Il vantaggio sarebbe a due direzioni: la pubblicità cambierebbe in base ai luoghi che visitiamo; allo stesso tempo, i nostri movimenti fisici aiuterebbero a capire meglio chi siamo, perfezionando ulteriormente gli input che riceviamo mentre navighiamo.
Quanto: valgono i nostri passi
È comunque importante sottolineare che si tratta di brevetti. Spesso le grandi società tecnologiche li depositano per evitare che i concorrenti si approprino di idee simili. Il passaggio dal brevetto al prodotto non è certo immediato. E, al momento, non ci sono certezze che Facebook svilupperà queste applicazioni. Sono però una dimostrazione di quanto siano preziosi i dati sulla geolocalizzazione e di come le società stiano immaginando soluzioni per incrociarli e sfruttarli. Non solo quando abbiamo gli occhi sul display.