Tra le tante cose rivelate nelle 250 pagine pubblicate dal Parlamento britannico, c'è la risposta a una domanda: perché Facebook ha comprato Whatsapp? Oggi che l'applicazione ha oltre 1,5 miliardi di utenti e si appresta a diventare una ricca fonte di guadagno, è facile parlare di successo.
Allora, nel 2014, molti si chiesero perché Mark Zuckerberg spendesse la bellezza di 19 miliardi di dollari per una società che aveva meno di 500 milioni di utenti, fatturava poco o nulla e non aveva idea di come incassare. Nelle pagine riservate ci sono grafici che spiegano tanto. Si potrebbero sintetizzare così: il primo obiettivo dell'operazione è stato disinnescare un avversario di Messenger.
Non un semplice antagonista, ma un emergente che avrebbe potuto mettere a rischio la tenuta di Facebook.
L'ascesa della messaggistica
Per mesi (almeno dall'agosto 2012) Facebook ha monitorato Whatsapp attraverso l'app di analisi Onavo. Tra agosto 2012 e marzo 2013, Onavo dice quanti utenti statunitensi di iPhone vengono raggiunti dalle app di messaggistica. Skype è leader, con il 17,1% della popolazione. Messenger è secondo con il 13,7%, seguito da Whatsapp con l'8,6%. Giù dal podio ci sono molte altre applicazioni, alcune delle quali oggi scomparse o ridotte a periferia digitale: Viber, Kik, Voxer, Tango. Un affollamento che suggeriva un inconveniente (la grande concorrenza) ma anche un'opportunità (l'enorme appeal della messaggistica).
Nella classifica complessiva delle app per utenti di iPhone, Facebook è prima e Instagram (acquisita nel marzo 2012) terza. Messenger è 15esima e Whatsapp 30esima. Quando sulla scrivania di Zuckerberg arrivano questi dati, il ceo ha già allacciato i primi contatti con i co-fondatori Jan Koum e Brian Acton. Il ceo riconosce la bontà e l'importanza delle informazioni fornite da Onavo. Ecco perché decide di ottenerli in esclusiva. La società, che fino ad allora offriva i propri servizi anche ad altre compagnie, viene acquisita da Facebook nell'ottobre 2013 per 100 milioni di dollari. Quattro mesi dopo, Menlo Park compra Whatsapp.
Perché Whatsapp spaventa Zuckerberg
Il fatto che Whatsapp sia ancora lontana dalla top 10 delle app più utilizzate è un particolare secondario. Perché Onavo indica altri dati preoccupanti (per Facebook). L'applicazione non è ancora tra le più scarica, ma gli utenti la usano molto. Nell'aprile 2013, Whatsapp invia, in media, 8,2 miliardi di messaggi al giorno. Su Facebook sono 11,5 miliardi.
Attenzione però: a differenza del social network, Whatsapp non è accessibile da pc. Tenendo in considerazione solo gli smartphone, il sorpasso c'è già stato: Facebook veicola (via Messenger) 3,5 miliardi di messaggi. Un dato allarmante, perché in quei mesi Zuckerberg sta puntando (giustamente) molto sul mobile e sulle chat.
Un'altra metrica dice la stessa cosa: Whatsapp coinvolge più di Messenger. Gli utenti di iPhone passano in media più tempo sull'app di Koun e Acton che su quella di Zuckerberg. In questa classifica, Whatsapp è preceduto solo da Snapchat (non lontano), Facebook, Twitter, Forsquare e Instagram. In altre parole: quella che al momento dell'acquisizione è stata segnalata come debolezza (perché spendere così tanto per Whatsapp quando hai già Messenger?), per Zuckerberg è stato il motivo principale dell'operazione.
Una mossa, prima di tutto, difensiva (per quanto possa sembrare bizzarro definire difensiva una spesa da 19 miliardi). Quello che è successo dopo è tutto merito di Zuckerberg e dei suoi collaboratori. Sono riusciti trovare un'alchimia tutt'altro che scontata: far crescere sia Whatsapp che Messenger senza che l'una erodesse l'altra. E adesso si preparano a passare alla cassa con entrambi, introducendo sistemi di monetizzazione che trasformino gli utenti e i loro dati in dollari.
Acquistare per neutralizzare
Paranoico o lungimirante? Zuckerberg ha sempre tentato di stroncare la crescita dei concorrenti quando ancora erano solo potenziali avversari. Come? Comprandoli. E pace se questo avrebbe portato a scucire qualche miliardo in più rispetto al valore di mercato. I soldi non sono mia stati un problema, specie se in ballo c'è la sopravvivenza.
Zuckerberg ci aveva provato anche con Snapchat nel 2013. Offrì 3 miliardi di dollari a Evan Spiegel, che rifiutò. Il fondatore di Whatsapp Brian Acton ha ricordato uno Zuckerberg “impaziente” e preoccupato quando, nel 2016, l'ascesa di Snapchat sembrava accelerare. Non essendo riuscito a comprare, Facebook è passato al piano B: distruggere. Ha importato le Storie, i messaggi temporanei nati su Snapchat. Che da allora ha praticamente smesso di crescere. Con WhatsApp non è servito.