Il governo punta sulle modifiche parlamentari per arrivare all'accordo con l'Ue ed evitare la procedura d'infrazione. Avanti con gli obiettivi programmati in manovra, a partire da pensioni e reddito di cittadinanza che dovrebbero però essere rimodulati consentendo di risparmiare tra 3 e 4 miliardi da destinare alla riduzione del deficit. "Non è questione di decimali", si sottolinea in una nota congiunta al termine del vertice di maggioranza a Palazzo Chigi lunedì notte tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, il responsabile dei Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, e i sottosegretari al Mef, Laura Castelli e Massimo Garavaglia.
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Una riunione durata circa un'ora e che è servita a fare il punto sugli emendamenti alla legge di bilancio all'esame della Camera nell'ottica, come spiegano fonti del Tesoro, "di arrivare a un accordo con Bruxelles". A 48 ore dalla cena con i vertici della Commissione europea, Conte ha riunito i soci di maggioranza con l'obiettivo di valutare i margini di azione e concordare quali proposte di modifica alla manovra saranno oggetto di approvazione. E un nuovo vertice potrebbe tenersi già giovedì alla luce delle valutazioni tecniche richieste al Tesoro. "L'obiettivo del governo è rilanciare la crescita e lo sviluppo - sottolineano nella nota Conte, Di Maio e Salvini - confermati gli obiettivi già fissati, in particolare sulle pensioni, sul reddito di cittadinanza e sulla tutela del risparmio".
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Nel corso dell'incontro è stata ribadita la volontà di non andare allo scontro diretto con l'Europa e di mantenere un dialogo costruttivo. "Per quanto riguarda il dialogo in corso con le istituzioni europee - si legge nella nota dell'esecutivo - si è concordato di attendere le relazioni tecniche sulle proposte di riforma che hanno più rilevante impatto sociale, al fine di quantificare con precisione le spese effettive. Le somme recuperate saranno riallocate, privilegiando la spesa per investimenti, con particolare riferimento a quelle necessarie a mettere in sicurezza il territorio e a contrastare il dissesto idrogeologico".
Far slittare la partenza del Reddito di cittadinanza
Il governo sta quindi valutando la possibilità di rimodulare le due misure cardine della manovra, ovvero reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni, per i quali sono stati stanziati 16 miliardi nella legge di bilancio. Per venire incontro alle richieste di Bruxelles si ragiona sulla possibilità di far slittare l'avvio del reddito di cittadinanza e di ridurre la platea di quota 100. Un'ipotesi che consentirebbe di risparmiare tra i 3 e i 4 miliardi.
Secondo quanto riferiscono fonti governative M5s, probabilmente per attuare quota 100 potrebbero servire solo 5 dei 7 miliardi stanziati poiché, è il ragionamento, la platea potrebbe essere più ridotta rispetto alle stime. Sul fronte del reddito di cittadinanza il risparmio potrebbe essere di circa 1 miliardo dal momento che, spiegano le stesse fonti, con i centri per l'impiego probabilmente si partirà qualche settimana dopo rispetto all'ipotesi di marzo, senza però, questo è l'auspicio dei pentastellati, arrivare fino a giugno.
Ridurre la platea di Quota 100
La Lega dal canto suo vorrebbe trasformare l'intervento in uno sgravio per le imprese più che uno strumento di assistenza, così come proposto dal sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri, che ha ipotizzato di attribuire le risorse alle imprese per stimolare formazione e occupazione. L'ammontare preciso delle coperture e le modalità di attuazione dovrebbero comunque essere indicati nei provvedimenti attuativi delle due misure, quindi nel caso del reddito di cittadinanza in un decreto legge che dovrebbe essere approvato prima di Natale, o, nel caso delle pensioni, tramite emendamenti allo stesso Ddl, nel percorso parlamentare di conversione in legge.
Il rilancio degli investimenti resta la carta che il governo intende giocare nella trattativa con Bruxelles per convincere l'Europa sulla credibilità delle stime di crescita per l'anno prossimo (1,5%) ritenute troppo ottimistiche dalla commissione Ue. Intanto a Bruxelles prevale la prudenza. L'apertura del governo viene accolta con favore ma, è la posizione che filtra, prima di cambiare giudizio sulla manovra servono atti concreti, a cominciare da una nuova versione del Documento programmatico di bilancio che contenga le eventuali nuove indicazioni sul deficit.
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"Preferisco posizionare la Commissione sulla base dei fatti e non delle dichiarazioni", ha detto in mattinata il portavoce dell'esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, ricordando che "i contatti sono in corso a tutti i livelli" e che "i documenti e le opinioni" sulla manovra adottati dalla Commissione sono in discussione al Consiglio, dove sono rappresentati tutti i governi. Secondo quanto si è appreso, gli sherpa dei governi dell'Unione europea discuteranno formalmente giovedì della decisione della Commissione di compiere i primi passi verso una procedura per deficit eccessivo contro l'Italia. Il rapporto sul debito approvato mercoledì scorso dalla Commissione infatti, è inserito all'ordine del giorno della riunione del 29 novembre del Comitato Economico e Finanziario del Consiglio Ue. E questa potrebbe essere la prima occasione a disposizione dell'Italia per cambiare rotta. Difficilmente la commissione Ue potrà accettare un obiettivo programmatico di deficit/Pil sopra il 2% considerando che l'esecutivo comunitario stima un indebitamento netto dell'Italia per il 2019 al 2,9% del Pil.