Mercato del lavoro italiano poco efficiente, talmente poco da finire in fondo alla classifica europea: per la precisione in quart’ultima posizione tra i 28 paesi membri dell’Unione. Ma anche allargando lo sguardo al resto del mondo, l'Italia si colloca solo al 79esimo posto su 140 censiti, dietro a Perù, Nigeria, India e Uruguay. Lo rivela un’elaborazione del Centro Studi ImpresaLavoro sulla base dei dati contenuti nel “The Global Competitiveness Report” pubblicato negli scorsi giorni dal World Economic Forum.
Per efficienza ed efficacia tra gli ultimi al mondo
Pur guadagnando nell’ultimo anno ben 37 posizioni nella graduatoria internazionale e 3 in quella europea, in termini di efficienza ed efficacia l'Italia rimane indietro. L’indicatore dell’efficienza è un aggregato di più voci che bene evidenziano le difficoltà che il nostro mercato del lavoro attraversa, nonostante il miglioramento registrato negli ultimi anni. Inoltre, i principali indicatori analizzati ci pongono agli ultimi posti per efficacia nel mondo e, quasi sempre, nelle retrovie della classifica europea.
Indietro anche su retribuzione, assunzioni e politiche attive per il lavoro
Ad esempio siamo al 135esimo posto al mondo e terz'ultimi in Europa per flessibilità nella determinazione dei salari, intendendo con questo che a prevalere è ancora una contrattazione centralizzata, mentre in tema di retribuzioni rimaniamo anche quest'anno il peggior Paese europeo, 127° nel mondo, per capacità di legare lo stipendio all'effettiva produttività. Parecchio elevata anche la tassazione sul lavoro: in Europa siamo 12esimi (ma 100esimo nel mondo) per quanto riguarda l'effetto della pressione fiscale sul lavoro.
Anche la scarsa efficienza nelle modalità di assunzione e licenziamento mette in luce l’arretratezza del nostro Paese: per quanto riguarda questo aspetto guadagniamo due posizioni nel mondo (siamo 125esimi) e una in Europa (siamo quint’ultimi). Altri due indicatori da considerare sono l’efficienza e l’efficacia delle politiche attive per il lavoro, dove ci collochiamo addirittura all’ultimo posto in Europa (97esimi al mondo), e la partecipazione femminile al mercato del lavoro dove ci aggiudichiamo solamente il terz’ultimo posto della classifica europea (60esimi al mondo)