Quello italiano è il quarto mercato del lavoro meno efficiente in Europa. Un'analisi

Foto: Salvatore Laporta / Controluce / Afp  -  Lavoratori
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Per efficienza ed efficacia tra gli ultimi al mondo

Pur guadagnando nell’ultimo anno ben 37 posizioni nella graduatoria internazionale e 3 in quella europea, in termini di efficienza ed efficacia l'Italia rimane indietro. L’indicatore dell’efficienza è un aggregato di più voci che bene evidenziano le difficoltà che il nostro mercato del lavoro attraversa, nonostante il miglioramento registrato negli ultimi anni. Inoltre, i principali indicatori analizzati ci pongono agli ultimi posti per efficacia nel mondo e, quasi sempre, nelle retrovie della classifica europea.

Indietro anche su retribuzione, assunzioni e politiche attive per il lavoro

Ad esempio siamo al 135esimo posto al mondo e terz'ultimi in Europa per flessibilità nella determinazione dei salari, intendendo con questo che a prevalere è ancora una contrattazione centralizzata, mentre in tema di retribuzioni rimaniamo anche quest'anno il peggior Paese europeo, 127° nel mondo, per capacità di legare lo stipendio all'effettiva produttività. Parecchio elevata anche la tassazione sul lavoro: in Europa siamo 12esimi (ma 100esimo nel mondo) per quanto riguarda l'effetto della pressione fiscale sul lavoro.

Anche la scarsa efficienza nelle modalità di assunzione e licenziamento mette in luce l’arretratezza del nostro Paese: per quanto riguarda questo aspetto guadagniamo due posizioni nel mondo (siamo 125esimi) e una in Europa (siamo quint’ultimi). Altri due indicatori da considerare sono l’efficienza e l’efficacia delle politiche attive per il lavoro, dove ci collochiamo addirittura all’ultimo posto in Europa (97esimi al mondo), e la partecipazione femminile al mercato del lavoro dove ci aggiudichiamo solamente il terz’ultimo posto della classifica europea (60esimi al mondo)

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