Da Total a Daimler, sono tanti i big dell'industria che hanno deciso di abbandonare l'Iran in seguito alla reintroduzione delle sanzioni da parte del presidente americano, Donald Trump. La prima ad abbandonare Teheran era stata a metà luglio la francese Total. È tra i giganti dell'economia occidentale che hanno rinunciato a commesse da miliardi di dollari per il timore di finire in mezzo al duello Washington-Teheran e perdere il mercato americano, molto più prezioso rispetto all'espansione nella Repubblica islamica.
Il gruppo Total aveva siglato un contratto in Iran da un miliardo di dollari per sviluppare, in collaborazione con la società petrolifera cinese Cnpc, la fase 11 del giacimento di gas di Pars Sud. A seguire le orme del gigante petrolifero è stato il gruppo danese per i trasporti marittimi Maersk. "Abbiamo definito le priorità americane rispetto a quelle iraniane e quindi abbiamo deciso di non trasportare più il petrolio dall'Iran", ha fatto sapere l'azienda.
Tra i francesi, oltre alla Total, ha fatto un passo indietro anche il costruttore di automobili Peugeot (Psa), in attesa di ottenere un'"esenzione" dagli Usa, pur avendo venduto nell'ultimo anno 44 mila vetture e stretto un accordo con l'iraniana Khodro per produrre auto Citroen nel Paese. L'americana General Electric, con il suo ramo locale Baker Hughes, dal 2016 aveva conseguito in Iran un utile di 35 milioni di dollari. L'amministrazione Trump ha già revocato l'autorizzazione a operare in Iran a entrambe le società. L'interruzione entrerà in vigore a novembre.
Il gruppo americano industriale Honeywell - che aveva raccolto utili per 110 milioni di dollari in Iran dal 2016 - ha interrotto il piano, compresa la partnership con l'azienda iraniana Tabriz Petrochemical. Il gigante americano dei cieli, Boeing, aveva invece siglato contratti con le compagnie iraniane per 20 miliardi di dollari ma ha gia' annunciato che non consegnera' alcun velivolo e che recedera' dai tutti gli impegni presi, a causa delle sanzioni imposte.
Anche LukOil, la piu grande compagnia petrolifera russa, aveva annunciato il maggio scorso che non avrebbe avviato alcun lavoro di ammodernamento dei giacimenti petroliferi iraniani, nonostante sia stata l'azienda "preferita" da Teheran per portare avanti l'importante lavoro.
Reliance, la più grande compagnia privata americana, che si occupa della lavorazione del petrolio ha altresì annunciato che interromperà tutti i rapporti commerciali con la Repubblica islamica. Lo stesso per il gruppo americano, Dover, che si occupa sempre di idrocarburi e il gigante dell'industria tecnologia tedesco, Siemens.