Il Word Happines Report è un’indagine eseguita ogni anno con l’obiettivo di stilare una classifica dei 156 paesi analizzati sulla base della felicità dei propri cittadini.
La felicità quindi, viene spacchettata, contestualizzata, scientificamente analizzata attraverso sei parametri ben precisi: reddito, speranza di vita in buona salute, sostegno sociale, libertà, fiducia e generosità dei propri abitanti. Bene, tra le prime posizioni di questa classifica non manca mai la Danimarca, vera oasi di benessere al centro dell’Europa.
Il bilancio (non economico) della Danimarca
Un governo stabile con un bassissimo tasso di corruzione, sanità e istruzione di altissima qualità, tasse molto alte sì, ma a fronte di una serie di servizi di prim’ordine. I danesi poi sono tra i primi nel mondo a sperimentare un nuovo, cosiddetto, Work-Life-Balance, ovvero un equilibrio più sano tra il lavoro e il tempo libero.
Le ore di lavoro ufficiali infatti in Danimarca sono 37 a settimana, ma solo i più stakanovisti le raggiungono. Eppure non parliamo di un popolo di fannulloni, ma di un nuovo metodo di misurazione del lavoro basato sulla qualità piuttosto che sulla qualità.
Come funziona
Dal lunedì al giovedì, allora, alle 16 tutti a casa, il venerdì anche prima. Straordinari non solo aboliti, ma visti male. Sono le ragioni per cui, secondo Business Insider, “restare più a lungo solo per fare buona impressione ha un effetto abbastanza negativo e mette in discussione l’efficienza, come anche la capacità di gestire il proprio tempo da parte dei dipendenti”. Qualità, appunto: il segreto di un Paese che, nonostante gli orari ridotti, risulta essere uno dei più produttivi dell’Unione Europea. Non sono solo i dati economici a dire che un dipendente più rilassato sia anche un dipendente più produttivo. Lo sostiene anche una ricerca: i lavoratori felici sono il 12% più efficienti.
In Italia sappiamo bene che la situazione è diametralmente opposta, così come i relativi risultati. Come scriveva a febbraio Il Fatto Quotidiano, in un anno lavoriamo 354 ore in più di un collega tedesco, 243 in più di uno francese. Il mondo del lavoro cambia e sembra che il nostro Paese difficilmente riesca a restare al passo.