Netflix si rialza in fretta e inizia a correre. Dopo una secondo trimestre deludente, la società ha chiuso un terzo periodo oltre le attese sia nel conto economico che (soprattutto) per i nuovi utenti. Il titolo ha reagito con un balzo del 10%. La piattaforma continua a giocarsi molto con le produzioni originali. E per attrarre talenti usa anche Instagram.
Fatturato e utile in crescita
Netflix ha chiuso il terzo trimestre con un utile di 402,8 milioni di dollari, ben oltre le attese degli analisti. Un anno fa si era fermato a 129,6 milioni di dollari. I ricavi sfiorano i 4 miliardi (in linea con le previsioni) e segnano un progresso anno su anno del 34%. Nel secondo trimestre, il fatturato internazionale (cioè fuori dagli Stati Uniti) ha superato per la prima volta quello casalingo.
Una tendenza che, come prevedibile, si conferma: lo streaming frutta 1,93 miliardi negli States e 1,97 oltreconfine. Europa e Asia crescono a ritmo più sostenuto e hanno già una platea di gran lunga più ampia, anche se non ancora del tutto monetizzata. Il trimestre in corso dovrebbe chiudersi con fatturato record, 4,2 miliardi, ma con utili più striminziti, 105 milioni di dollari.
Il dato più importante: i nuovi utenti
A spingere le azioni, più che il conto economico, è stato il numero dei nuovi utenti. Tra luglio e settembre sono stati 7 milioni, un terzo in più delle stime di Wall Street. Il dato è confortante non solo perché migliore del previsto, ma anche perché segna un'inversione di tendenza.
Tra aprile e giugno, infatti, Netflix aveva deluso, con 5,15 milioni di nuovi abbonati. Serviva una risposta, per capire se fosse stato un inciampo o una tendenza. I 7 milioni di iscritti raccontano un passaggio a vuoto senza effetti nel medio periodo.
Continua, anche alla voce utenti, l'espansione sui mercati internazionali: gli iscritti negli Stati Uniti sono 58,46 milioni; all'estero 78,4. Merito di un ritmo di crescita diverso: gli Usa hanno acquisito nell'ultimo trimestre poco più di un milione di utenti (contro i 674.000 attesi); a livello internazionale sono stati 5,9 milioni (decisamente meglio dei pronosticati 4,5). Una discrepanza fisiologica, visto che il giardino di casa è più maturo, mentre ci sono Stati ancora da esplorare, come ad esempio l'India.
Margini, obiettivo stabilizzazione
Il margine operativo è stato migliore del previsto. Era atteso (da Netflix) al 10,5%. È arrivato al 12%. Su questo punto, però, la società di Reed Hastings è stata cauta. Il risultato non è tanto legato a più incassi o a una maggiore efficienza ma a uno slittamento delle spese. Netflix non ha ancora aperto il portafogli per la produzione di alcune serie tv e film. Dovrà comunque farlo, il prossimo trimestre. Ecco perché ai margini estremamente positivi del terzo periodo seguiranno quelli più ridotti del quarto (al 4,9%), che comprimeranno l'utile nonostante un fatturato maggiore. “Avremmo preferito – ha affermato Netflix - che il nostro margine operativo fosse un po' più stabile nel corso dell'anno”. È uno degli obiettivi del 2019: meno fluttuazioni, per arrivare al 13% per l'intera annata.
Più contenuti per “diversificare” il rischio
Come al solito, Netflix non manca di sottolineare l'importanza dei contenuti, con un progressivo aumento di quelli prodotti direttamente. Così come non manca di notare le 112 nomination agli Emmy e i 23 premi (per la prima volta al pareggio con un nome storico della televisive come Hbo).
Netflix vede gli investimenti (tanti, 8 miliardi di dollari quest'anno) non come una scommessa ma, al contrario, come un fattore per ridurre il rischio. Servono molte serie perché “le persone hanno gusti molto diversi, che cerchiamo di soddisfare. Questo riduce anche la nostra dipendenza da un singolo titolo. Anche i nostri più grandi successi, visti da decine di milioni di utenti, rappresentano solo una percentuale minima delle ore di streaming totali. Pertanto – spiega ancora la società - la nostra crescita in un dato trimestre non è attribuibile ad alcun singolo contenuto”. I fondi d'investimento puntano su più settori per diversificare e ridurre il rischio. Netflix fa lo stesso con serie tv e film.
Il successo si misura con Instagram
Netflix ha introdotto un nuovo parametro: il successo dei contenuti originali si misura (anche) con Instagram. Non ha certo i crismi dei dati finanziari, ma la piattaforma dice di essere “entusiasta” per aver trasformato gli attori semi-sconosciuti delle proprie produzioni in star globali. Lo dice il social network. Netflix ha pubblicato un grafico con il numero di follower di alcuni attori prima e dopo il lancio di serie e film. Millie Bobby Brown di 'Stranger Things' è passata da zero a 17, 6 milioni in poco più di due anni. I due protagonisti di '13' Reason Why Katherine Langford-Hannah e Dylan Minnette-Clay hanno guadagnato più di cinque milioni di follower ciascuno in un anno e mezzo.
Per raggiungere lo stesso risultato ci ha impiegato appena dieci mesi Úrsula Corberó, Tokyo de La Casa di Carta. Ancora più veloce è andata Joey King di 'The Kissing Booth' (+8 milioni di seguaci in sei mesi). Il record spetta però a Noah Centineo, protagonista di 'Tutte le volte che ho scritto ti amo': ad agosto aveva 800.000 follower. Oggi ha superato i 13 milioni. Netflix non fa notare i progressi per sfizio. La società definisce Instagram “un buon indicatore” del successo globale della piattaforma. Ma non solo: “Quando il nostro servizio aiuta i nostri talento a sviluppare enormi basi di fan – spiega - possiamo attrarre i migliori al mondo”. Un incentivo non da poco per una compagnia che punta tutto sull'appeal dei contenuti.
Contenuti locali, frecciata alla Ue
L'Unione Europea sta riscrivendo le norme sulle piattaforme in streaming: obbligherà ad avere nei cataloghi almeno il 30% di produzioni europee (percentuale che i singoli Stati possono aumentare). Netflix non si scompone: “Prevediamo di essere in grado di soddisfare questi requisiti”, perché “stiamo già investendo molto in tutto il mondo per rafforzare le produzioni locali”. Afferma che le nuove regole potrebbero impattare “solo marginalmente” sulla soddisfazione degli abbonati. La società però dimostra di non gradire: “Avremmo preferito concentrarci sulla capacità di rendere il nostro servizio perfetto per i nostri clienti piuttosto che soddisfare una quota”. Lo strumento scelto dall'Europa “può avere un impatto negativo sull'esperienza degli utenti e sulla creatività”. Sarebbe stato “più efficace supportare le produzioni locali incentivando direttamente i creatori di contenuti, indipendentemente dal canale di distribuzione”.