L'Italia ha goduto di un ampio margine di flessibilità promettendo di ridurre il suo deficit, ma non ha rispettato la parola data. Jean-Claude Juncker torna sulla manovra italiana a pochi giorni del 15 ottobre, quando il governo dovrà inviare a Bruxelles il suo piano di bilancio, e in una intervista al quotidiano francese Le Monde bacchetta di nuovo il nostro paese per non aver rispettate le regole concordate.
I deficit di Francia e Italia non sono paragonabili, dice Juncker, "c'è più di qualche leggera sfumatura tra il caso italiano e quello che viene chiamato il precedente francese", ovvero il deficit di Parigi che è stato superiore al 3% per nove anni. "Il livello di indebitamento dell'Italia è molto piu' elevato di quello della Francia", aggiunge il presidente della Commissione Ue, la Francia non ha fatto nulla che avrebbe accresciuto il suo deficit. Ha sempre rispettato la sua parola, anche se non è stato semplice. L'Italia, invece non la rispetta", ribadisce.
La Commissione esaminerà il progetto italiano per il 2019 tra il 15 ottobre e la fine di novembre "senza collera e senza parzialità", prosegue Juncker, "Il nostro mandato non è di rovesciare un governo o di creare problemi con comportamenti inappropriati o delle dichiarazioni eccessive". Ma ancora una volta, come accade da settimane, cioè da quando il governo ha deciso di scrivere nero su bianco nel Def che il rapporto deficit/Pil per il 2019 sarà al 2,4%, Juncker ripete che l'Italia "non rispetta" la parola sugli impegni di bilancio. "Il suo precedente governo si era impegnato a un deficit dello 0,8% del Pil nel 2019 e il nuovo lo porta al 2,4%", ricorda.
"Non ho niente contro l'Italia, io la amo"
"Non ho niente contro l'Italia, al contrario. Io la amo. Che si smetta di descriverci come dei mostri freddi e chiusi in un bunker, insensibili agli appelli del popolo", continua il capo di Berlaymont, replicando alle parole di Matteo Salvini, "Se l'Italia ha potuto investire così tanto in questi ultimi anni, è perché ho reso più flessibile l'interpretazione del Patto di Stabilità e Crescita", rivendica Juncker. "Questo mi è' valso dei problemi con un buon numero di altri Stati membri", ma "ho voluto che si prendessero in considerazione i cicli economici e le spese straordinarie, come quelle legate alla crisi dei rifugiati". Inoltre, "abbiamo attivato una clausola di investimenti e un'altra sulle riforme strutturali. Cosi' l'Italia ha potuto spendere 30 miliardi di euro in più di quanto avrebbe potuto fare se avessimo applicato meccanicamente le regole". Insomma, conclude Juncker, Il governo italiano è "libero" di fare le sue scelte nella lotta alla povertà, scegliendo puntare sul reddito minimo o nella fiscalità delle imprese, ma si "devono rispettare le regole" sul deficit e il debito "per non mettere in pericolo la solidarietà europea".