L'Italia "resta disuguale": il nostro Paese è 16esimo (15esimo sui 35 Paesi Ocse) per l'impegno nelle politiche di contrasto alla disuguaglianza. A rivelarlo è il nuovo indice, presentato da Oxfam e Development Finance International, al Meeting annuale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, che mette in evidenza anche il ritardo dell'Italia sui temi della scuola del fisco e dei salari. Ritardi che rischiano di essere ulteriormente aggravati da alcune misure annunciate dall'attuale governo giallo-verde.
Quello elaborato da Oxfam è un indice composito che esamina, mette a confronto e classifica le scelte di 157 Paesi in tre macro-ambiti di intervento determinanti per la riduzione delle disuguaglianze di reddito nazionali:
- spesa pubblica
- politica fiscale
- politica del lavoro.
L'Italia è 152esima per spesa pubblica destinata all'istruzione, 81esima per progressività strutturale del sistema fiscale e 79esima per i livelli di retribuzione minima. "Di fronte a un preoccupante avanzamento della povertà ranking relativo dell'Italia nell'Indice di Oxfam, si legge nel report, "è dovuto ancor oggi, in termini comparativi, al portato del welfare italiano, la cui connotazione universalistica corre tuttavia il serio pericolo di ulteriore deterioramento a fronte di alcune delle scelte annunciate dall'attuale governo in materia di politica fiscale e socio-economica".
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"Se l'Italia si collocava a fine 2017 nelle parti alte della classifica - ha aggiunto la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti - il rischio di ridimensionamento nel ranking è oggi estremamente elevato. Il piano di riforme contenuto nella nota di aggiornamento al Def, pur in assenza di molti dettagli specifici, lascia molte perplessità sulla reale capacità del nuovo governo di mantenere l'impegno di riduzione delle disuguaglianze assunto dal nostro Paese nel quadro dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite".
La spesa pubblica
A livello globale la Danimarca è il Paese con maggiore eguaglianza, mentre governi come Nigeria (ultima a causa della bassa spesa sociale), Singapore, India sono tra quelli che alimentano di più le disuguaglianze. Tonando all'Italia, sul fronte della spesa pubblica, secondo l'indice di Oxfam, l'Italia al momento si colloca al 152esimo posto (su 157 Paesi) per la percentuale di spesa pubblica destinata all'istruzione, meglio solo di Timor-Leste, Bahrain, Antigua-Barbados, Nigeria e Libano.
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Il ranking complessivo dell'Italia, 21esima in tema di spesa pubblica, beneficia della porzione di spesa pubblica destinata alla sanità (31esimo posto assoluto) e alla sicurezza sociale (settima posizione assoluta, preceduta solamente dalla Finlandia, Ucraina, Germania, Danimarca, Francia e Lussemburgo). Un capitolo di spesa, quest'ultimo, che privilegia tuttavia in maniera profondamente squilibrata il capitolo previdenziale a discapito della spesa per assistenza produttiva, rivolta ai più giovani tramite interventi di inserimento e reinserimento lavorativo e i sussidi di disoccupazione o alla famiglia con i contributi alla maternità.
La politica fiscale
In tema di politica fiscale, va rilevata invece l'81esima posizione assoluta dell'Italia quanto a progressività strutturale del sistema fiscale. Il ranking complessivo dell'Italia (13esima posizione assoluta) beneficia di una migliore media nei punteggi lungo altri indicatori del pilastro, ma è destinato a essere rivisto al ribasso con il raffinamento delle prossime iterazioni dell'Indice per quanto concerne la misura dell'efficienza dei sistemi fiscali che si baserà su stime comparabili dei tax gap nazionali al posto dell'attuale approccio incentrato su stime di produttività fiscale.
Il lavoro
Venendo all'ambito del lavoro, l'Italia si colloca in assoluto in 36esima posizione (28esima fra i 35 Paesi OCSE), appena sotto la Spagna. Il ranking risente del punteggio basso (79esima posizione) dell'Italia sull'indicatore relativo al livello di salario minimo legale o, in caso dell'assenza della misura legale, del livello di retribuzione oraria nominale estrapolato, al ribasso, dai contratti collettivi nazionali del lavoro in vigore.