Nessun chiarimento o risposta è pervenuta dal Mise e dal Governo in merito ai chiarimenti chiesti da Arcelor Mittal in vista del vertice di lunedì 6 agosto sull'Ilva. Lo si apprende da fonti vicine al dossier che però annunciano che l'incontro è confermato. Nelle scorse ore Mittal aveva chiesto al ministero di conoscere più da vicino la linea del Governo e se l'esecutivo avesse una proposta da fare. Lunedì scorso, infatti, incontrando Mittal, sindacati, enti locali - assenti però quelli di Taranto per protesta - e associazioni ambientaliste, il ministro Luigi Di Maio aveva dichiarato di ritenere ancora inadeguata l'offerta occupazionale e ambientale della multinazionale, sebbene proprio sull'ambiente l'azienda abbia arricchito il proprio pacchetto di impegni, dichiarati come "definitivi", attraverso nuovi lavori, ulteriori obiettivi in termini di abbattimento delle emissioni inquinanti e accorciamento dei tempi di realizzazione degli interventi.
Sulla linea del ministro, anche il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano. Tuttavia, pur ritenendo non ancora accettabile l'offerta, Di Maio non ha chiarito cosa vuole esattamente dalla multinazionale siderurgica, né ha espresso una sua controproposta. Di qui la richiesta di Mittal di sapere, prima del vertice del 6, quale linea adesso si vuole portare avanti, tenuto conto che se è vero che il ministro sta dialogando con azienda e sindacati, non ha però sciolto i nodi sul futuro di Ilva.
È in corso, infatti, la procedura per verificare se, sulla base delle criticità nella gara di aggiudicazione evidenziate dal Mise e da Emiliano e confermate dall'Autorità anticorruzione, sia necessario o meno annullare la gara stessa. Inoltre, parte del Movimento Cinque Stelle spinge per la chiusura della fabbrica in virtù del consenso elettorale raccolto a Taranto alle politiche di marzo con l'elezione di cinque parlamentari. A ciò si aggiunga che Di Maio, a fine giugno, ha prorogato sino al 15 settembre i commissari Ilva Gnudi, Carrubba e Laghi, quando si dava per certo il subentro operativo della multinazionale ai primi di luglio.
Insomma, per Mittal, lo scenario è ancora nebuloso anche se i vertici esprimono fiducia sulla possibilità di concludere bene l'operazione. E anche i sindacati hanno chiesto al Mise di essere chiaro, affermando di non essere disponibili ad un confronto a vuoto, né a fare una trattativa con l'azienda se poi la gara deve essere revocata o, addirittura, l'Ilva deve essere chiusa. A questi interrogativi il Mise non ha risposto ma lunedì l'incontro ci sarà ugualmente. Azienda e sindacati contano di scoprire le "carte" di Di Maio.
Per Arcelor Mittal - che attraverso la società Am Investco si è aggiudicata l'Ilva dopo una gara conclusasi a giugno 2017 - ci saranno Gert Vanpoelvoorde (ceo Arcelor Mittal Europe), Samuele Pasi (direttore generale Arcelor Mittal e direttore finanziario Am Investco), e Annalisa Pasquini, direttore delle risorse umane. Per i sindacati metalmeccanici, invece, le delegazioni saranno guidate da Marco Bentivogli, Francesca Re David, Rocco Palombella e Sergio Bellavita, rispettivamente, nell'ordine, segretari generali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Usb.
L'incontro, che sarà presieduto dal ministro Di Maio, verterà sull'occupazione della "nuova" Ilva e segna la ripresa delle trattative tra le parti con la mediazione del Governo. L'ultimo incontro, col Governo mediatore, e Carlo Calenda ministro allo Sviluppo economico, Mittal e sindacati lo avevano avuto lo scorso 10 maggio e si era concluso con una rottura. La proposta di mediazione avanzata da Calenda su occupati, rafforzamento delle garanzie ambientali, indotto e sostegno agli enti locali, fu infatti respinta da alcune sigle.
In seguito, senza più la presenza del Governo, Mittal e sindacati hanno ripreso la trattativa da soli ma all'accordo non sono arrivati anche se il negoziato ha fatto dei passi avanti sugli aspetti salariali, retributivi e contrattuali. Le distanze sull'occupazione restano sempre sull'offerta che Mittal ha fatto, 10.100 assunti da Ilva, e sul fatto che alla fine dell'attuazione del piano industriale della multinazionale non devono esserci esuberi rispetto alle circa 14 mila unità totali di Ilva, di cui quasi 11 mila a Taranto. Tutti i dipendenti, evidenziano i sindacati, tra assunzione in Am Investco, ricollocazione nella società mista Invitalia-Ilva per la bonifica, ammortizzatori sociali ed esodi incentivati e agevolati, devono avere una copertura certa. Se dovessero restare esuberi, chiedono i sindacati, Mittal dovrà farsene carico. Ma su questa richiesta Mittal, per le sigle metalmeccaniche, non ha ancora dato una risposta, così come, si aggiunge, sinora non è andato oltre i 10.100 assunti.