A meno di sorprese dell'ultima ora, l'Istat certificherà martedì prossimo che la crescita italiana sta rallentando. I principali organismi prevedono infatti un colpo di freno avendo già tagliato le stime per l'intero anno all'1,3%. E anche il governo lo ha messo in conto: per il secondo semestre, lo stesso ministro dell'Economia Giovanni Tria ha fatto sapere qualche settimana fa che l'economia crescerà "ad un ritmo inferiore" rispetto alla prima parte dell'anno.
Nel primo trimestre, secondo quanto registrato dall'Istat, il Pil è cresciuto su base congiunturale (e cioé rispetto al trimestre precedente) dello 0,3%: da quel che suggeriscono i principali indicatori, si stima ora un decimale in meno, e quindi il -0,2%. Ad influire vari fattori, tra cui il rallentamento della produzione industriale, il mancato decollo dei consumi ed anche l'incertezza politica che ha caratterizzato la prima parte dell'anno. Parla di crescita "contenuta" nel secondo trimestre, per l'Italia, anche l'Unione Europea.
Nelle ultime previsioni, la Ue ha rivisto al ribasso le stime sul Pil dell'Italia: per il 2018 vengono limate a 1,3% (da 1,5% inizialmente previsto) e per il 2019 a 1,1% (da 1,2%).
Stessa percentuale anche per la Banca d'Italia, secondo cui - come si legge nelle ultime stime del Bollettino economico - il Pil dovrebbe aumentare dell’1,3% quest’anno, dell’1% il prossimo e dell’1,2% nel 2020. Si tratta di stime "lievemente più basse" rispetto a quelle di gennaio, che indicavano +1,4% nel 2018 e +1,2% nel prossimo e nel 2020.
Sulla stessa linea gli industriali, secondo cui l’incertezza a livello internazionale e il calo degli investimenti porteranno a un rallentamento dell’economia italiana nel 2018 e nel 2019. La crescita del Pil, secondo il rapporto del Centro studi di Confindustria, è infatti prevista per quest’anno all’1,3% (contro una stima iniziale dell’1,5%) e dell’1,1% per il 2019. C'è invece più pessimismo nelle previsioni di Congiuntura Confcommercio secondo cui, nel secondo trimestre 2018 ci sarà una crescita nulla del Pil in termini congiunturali, mentre il tasso di crescita tendenziale si dovrebbe attestare all'1%.
Dal canto suo, il Fondo monetario internazionale ha di recente rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica sull'Italia, avvertendo che le tensioni che si sono create a causa della "incertezza politica" peseranno sui livelli di domanda. Ora sul 2018 l'istituzione di Washington pronostica una espansione del Pil limitata all'1,2 per cento, rispetto all'1,5% dello scorso aprile.
Anche Standard & Poor's ha tagliato le stime sulla crescita dell’Italia all’1,3% nel 2018 (dall’1,5%) e ha lasciato invariato all’1,2% quella del 2019 mentre in Italia l'Ufficio parlamentare di Bilancio ha scritto tout court, nella nota sulla congiuntura a luglio, che "la ripresa economica in Italia ha parzialmente perso slancio e rischia di avere un effetto trascinamento anche sul 2019".
Nella media del 2018, la crescita del Pil si attesterebbe all’1,3%, lievemente al di sotto della previsione Upb dello scorso maggio (1,4%). Per effetto della minore crescita acquisita anche l’incremento previsto per il 2019 registrerebbe una correzione al ribasso con una crescita del Pil di poco superiore all’1%.