Dopo il crollo in borsa di Facebook dei due giorni scorsi, è la giornata nera di Twitter. Il social network di Jack Dorsey, che sembrava in ripresa dopo aver finalmente iniziato a pubblicare bilanci in utile dopo dieci anni di rosso ininterrotto, ha aperto le contrattazioni a Wall Street con un calo del 14%, dopo una spettacolare rimonta dell'80% dall'inizio dell'anno, per poi estendere ulteriormente le perdite al 18%. Il motivo? Il calo degli utenti, pari a un milione solo nell'ultimo trimestre. Una flessione che, ha avvertito la compagnia, è destinata a proseguire nei prossimi mesi.
Se l'impero di Zuckerberg ha subito un duro colpo in borsa a causa dello scandalo Cambridge Analytica, della stretta sulla privacy in Europa e di una progressiva disaffezione del pubblico, Twitter è stato invece punito dai mercati per aver fatto quello che da anni tutti gli chiedevano. Combattere i troll, l'odio in rete, lo spadroneggiare di bot e utenti fasulli. Che ha inevitabilmente portato a una flessione dei numeri di utenti attivi, oggi 335 milioni, contro i 336 milioni del primo trimestre dell'anno e i 339 milioni attesi dagli analisti. Secondo il Washington Post, il numero totale degli account sospesi tra maggio e giugno è stato pari a 70 milioni. L'Associated Press parla invece di 56 milioni di profili spazzati via nell'ultimo trimestre del 2016. Si trattava nella maggior parte dei casi di account "dormienti" che non figuravano dunque nelle statistiche. Ma è inevitabile che l'operazione pulizia lanciata dall'azienda abbia avuto un impatto anche sui profili attivi. “Vogliamo che la gente si senta sicura nell'esprimersi liberamente e abbiamo lanciato nuovi strumenti per affrontare i comportamenti problematici che distorcono e distraggono dalla conversazione pubblica", ha dichiarato Dorsey in una nota.
I conti continuano a sorridere. E allora?
A rendere complessa da spiegare la reazione dei mercati, frutto forse anche di uno scetticismo più generale della capacità di crescita degli utenti di Twitter (che è però un vecchio problema strutturale), sono anche i numeri del bilancio. Il secondo trimestre del 2018 è stato il terzo consecutivo in utile, con un profitto netto pari a 100,1 milioni di dollari, in linea con le attese. Il fatturato ha addirittura superato le aspettative, salendo del 24% a 710,5 milioni di dollari, segno che la raccolta pubblicitaria continua a migliorare. Non solo, lo stesso numero degli utenti nel mese di giugno è comunque cresciuto del 3%, nonostante la cancellazione di milioni di profili.
"Pur essendo Trump forse l'utente di più alto profilo possibile, l'utenza non è migliorata in modo drammatico negli ultimi due anni", ha scritto in una nota ai clienti Benjamin Schachter, analista di Macquarie Securities, "semplicemente non vediamo i miglioramenti del prodotto avere un impatto notevole sulla capacità di Twitter di attrarre nuovi utenti". Può quindi darsi che i due trimestri precedenti avessero sollevato troppe aspettative nei mercati, laddove - in confronto a giganti come Facebook, con i suoi oltre 2,2 miliardi di utenti, o Instagram, che ne ha un miliardo - Twitter appare sempre più destinato a restare una rete sociale relativamente di nicchia. Oppure il 'techlash' - il rigetto dei nuovi padroni dell'economia digitale da parte di politica, 'old economy' e semplici cittadini - si sta consolidando, prendendo la forma di un riflusso che potrebbe assumere in futuro proporzioni ancora più vaste.