27 giugno 2018. Sergio Marchionne è a Roma, dove ha consegnato ai Carabinieri una Jeep Wrangler. Nel parco del Comando Generale dell’Arma, l’amministratore delegato di Fca ha appena tenuto il suo ultimo discorso pubblico, dove ha ricordato le sue origini e i valori dei militari che ancora tiene radicati in sé: "Mio padre era un maresciallo dei Carabinieri. Sono cresciuto con l’uniforme a bande rosse dell’Arma e ritrovo sempre i valori con cui sono cresciuto e che sono stati alla base della mia educazione: la serietà, l’onestà, il senso del dovere, la disciplina, lo spirito di servizio”.
Un discorso breve, un minuto appena, tenuto con il maglioncino blu che lo ha caratterizzato in questi anni al vertice di Fca, prima della consegna dell’auto. Poi però Marchionne, entrato nel 2003 nel consiglio di amministrazione di Fiat prima di diventarne amministratore delegato, un anno dopo, a qualche mese dalla scomparsa di Umberto Agnelli, si trattiene con i cronisti.
Una giornalista gli chiede. “Perché non sei preoccupato per i dazi di Trump?”. L’ad di Fca risponde sorridendo: “Io mi preoccupo di tutto, anche di te”, dice accarezzandole la testa. La voce è affaticata. “Però non è la fine del mondo. È un problema, ma va gestito. Bisogna avere chiarezza delle scelte da fare. Ma tutto è gestibile”.
"Politicamente capisco Trump. Ci sono delle anomalie nel commercio globale"
L'ad sembra affaticato, ma continua e a chi gli chiede come mai non si senta di condannare le scelte protezionistiche di Trump, replica: "Io capisco la posizione di Trump, politicamente la capisco. Credo che bisogna correggere delle anomalie negli scambi commerciali che esistono a livello internazionale. E lui ha un approccio estremamente diretto nel cercare di correggerle. L’estetica del processo impaurisce, perché Trump è molto immediato. Ma credo che l’obiettivo sarà un altro: credo che si creerà una base su cui ristabilire un nuovo equilibrio, sicuramente diverso da quello di adesso".
È stato Marchionne a portare la Fiat a conquistare il mercato americano, dove ogni anno vengono comporate circa 18 milioni di auto. Prima ha acquistato il 35% di Chrysler nel 2009, poi nel 2014 sale al 100% portando alla fusione delle due aziende. Fca nascerà come il settimo produttore mondiale di auto, con in pancia marchi del calibro di Ferrari, Alfa Romeo, Jeep, Ram, Dodge. Cambiando radicalmente 115 anni di storia del marchio Torinese, ha lasciato intendere di vedere in Donald Trump, al netto delle sue uscite e dell’immediatezza delle sue azioni, un po’ lo spirito del tempo. Una reazione a qualcosa nella globalizzazione dei commerci che va corretto.
"Ogni stato ha un flusso di vetture a sé, sbagliato parlare di Europa"
Ma ha ricordato ancora che nel caso dei rapporti commerciali tra Paesi europei e gli Usa, spesso si fa confusione: ”L’Italia, come membro della comunità europea, e la Francia, in particolare, verso gli Usa hanno un flusso di vetture completamente diverso dalla Germania verso gli Stati Uniti. Quindi parlare di Europa in un senso collettivo è sbagliato. Bisogna stare molto attenti a vedere che tipo di accordi verranno stabiliti tra gli Stati Uniti e i Paesi europei".
Sabato 21 luglio aveva chiuso la sua era come amministratore delegato di Fca dopo il consiglio di amministrazione d’urgenza convocato nel pomeriggio al Lingotto, nello storico quartier generale di via Nizza 250. Al suo posto è stato nominato Mike Manley, responsabile del marchio Jeep. La versione ufficiale sosteneva che Sergio Marchionne, 66 anni, abruzzese di origine, ma cresciuto in Canada, aveva subito un intervento alla spalla a inizio luglio e che da lì sarebbero sorte delle complicazioni. Da allora non era trapelato più nulla sulle sue condizioni fisiche, fino all'annuncio della sua morte, avvenuta mercoledì 25 luglio.
L'articolo, pubblicato il 21 luglio, è stato aggiornato il 25 luglio nel suo ultimo paragrafo a seguito della morte del manager.