Nella guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti sono stati sparati i primi colpi. Dopo l'entrata in vigore delle tariffe Usa al 25% su 818 prodotti di importazione cinese per un valore complessivo di 34 miliardi di dollari, da oggi sono attivi anche i dazi di ritorsione cinesi della stessa portata su 545 categorie di prodotti importati dagli Usa per lo stesso valore.
Per Pechino è "bullismo commerciale"
Gli Stati Uniti hanno innescato "la più grande guerra commerciale della storia dell'economia", ha scritto oggi il Ministero del Commercio di Pechino in una nota diffusa ai media statali, nella quale prometteva un "necessario contrattacco" al "bullismo commerciale" di Washington.
Pechino ha promesso di "non sparare il primo colpo" nel conflitto che avrebbe danneggiato non solo l'economia cinese, ma anche quella statunitense, con ricadute sull'economia globale: alle 12.01, secondo quanto confermato dall'agenzia Xinhua solo alcune ore dopo, sono entrate in vigore le tariffe di rappresaglia cinesi, ovvero un minuto dopo l'entrata in vigore di quelle Usa, per via delle dodici ore di fuso orario tra Washington e Pechino.
In serata, il Ministero del Commercio cinese ha anche sporto protesta formale al Wto (l'Organizzazione Mondiale del Commercio) per l'introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti, ma ai primi colpi del conflitto commerciale sparati oggi potranno seguirne altri a breve.
In attesa di entrare in vigore nelle prossime settimana, secondo un comunicato emesso il mese scorso dallo Us Trade Representative, ci sono altri dazi per sedici miliardi di dollari di importazioni cinesi, ai quali Pechino si dice pronta a rispondere con una lista di beni su cui applicare dazi per lo stesso valore.
Potrebbe essere solo l'inizio
Lo scontro commerciale tra le prime due economie del pianeta potrebbe assumere contorni ancora più cupi, in futuro. Poche ore prima dell'introduzione dei dazi Usa, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dal Montana, aveva esteso la minaccia di nuovi dazi ad altri cinquecento miliardi di dollari: duecento miliardi in un primo momento, più altri trecento miliardi successivamente.
Nell'atmosfera che si sta surriscaldando tra Pechino e Washington è intervenuto da Sofia il primo ministro cinese, LI Keqiang.
Una guerra commerciale "non è di beneficio a nessuno", ha dichiarato il premier in visita ufficiale in Bulgaria per partecipare al vertice dei 16+1, ovvero i sedici Paesi dell'Europa centrale e orientale più la Cina, che si tiene annualmente. Durante una conferenza stampa con il suo omologo bulgaro, Boyko Borissov, Li ha ribadito una posizione cinese espressa in mesi di tensioni commerciali con gli Stati Uniti.
Avviare una guerra commerciale "non è mai una soluzione", e la Cina, ha promesso "non ne innescherà mai una". Pechino, ha aggiunto, "prenderà misure in risposta per proteggere i propri interessi e salvaguardare il commerci multilaterale e le sue regole".
Il Dragone non si scompone: "Impatto limitato"
Prima ancora che le tariffe di Washington entrassero in vigore, a Pechino, c'era chi aveva già cominciato a fare i calcoli della prima mossa mossa di guerra commerciale tra Usa e Cina. Ma Jun, analista della People's Bank of China, la banca centrale cinese, stima il contraccolpo dato da dazi su cinquanta miliardi di dollari di merci importate a circa lo 0,2% prodotto interno lordo della Cina, ha dichiarato all'agenzia Xinhua, anche se ritiene che complessivamente, l'impatto sarebbe limitato.
Per il super-regolatore cinese, Guo Shuqing, a capo della nuova China Banking and Regulatory Commission, l'ente a vigilanza del settore bancario e assicurativo creato a marzo scorso, "la battaglia contro il commercio estero e gli investimenti della Cina è soprattutto un colpo inferto alle imprese multinazionali, incluse quelle statunitensi. La guerra commerciale", ha affermato, "è destinata a fallire".
Dalla stampa ufficiale, che negli ultimi mesi non aveva risparmiato attacchi anche durissimi al protezionismo commerciale di Washington, sono emersi segnali di fiducia rispetto alla situazione attuale, conditi da un atteggiamento bellicoso a difesa degli interessi commerciali cinesi. "La guerra commerciale non puòl arginare il progresso cinese", titola un editoriale pubblicato oggi dal tabloid Global Times, uno dei più influenti e popolari giornali cinesi. "Se gli Stati Uniti sono determinati a un'escalation dei conflitti con la Cina, così sia", scrive il tabloid di Pechino. "Forse l'amministrazione Trump può schiarirsi le idee solo dopo una lotta".