Pace fiscale: sarà questo il primo provvedimento del governo Conte. Lo ha assicurato il ministro dell’Interno e voce premier Matteo Salvini, spiegando che in attesa della flat tax, il nuovo esecutivo inizierà a lavorare sulla pace fiscale contenuta nel contratto di governo. Ma in cosa consiste nello specifico? Definita da Carlo Cottarelli “l’ennesimo condono”, la misura rappresenta “l’occasione per rifondare il rapporto fra Stato e contribuenti, all’insegna della buona fede e della reciproca collaborazione tra le parti”, ha detto il premier. “Mi piace ragionare di alleanza finanziaria come si parla di alleanza terapeutica tra medico e paziente”. In altre parole, osserva il Corriere della Sera, si tratta di una “sorta di super rottamazione dei debiti con il Fisco” in tutte quelle situazioni definite da Conte “eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica”.
Le liti con il Fisco costano 50 miliardi
Ma quanto costano le liti col Fisco? Secondo quanto riporta il Sole24Ore, il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario in Cassazione ha reso noto che le pendenze tributarie nel grado di legittimità sono il 49% del totale delle cause civili e addirittura un ricorso nuovo su tre presentato nel 2017 riguarda materie fiscali. Cause pendenti per 50 miliardi di valore: 25,3 miliardi in primo grado e altri 25 circa sono in appello.
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Numeri a confronto
A giudicare dalle cifre ufficiali dell’Agenzia delle Entrate e dall’andamento delle ultime “rottamazioni“, osserva il Fatto Quotidiano, gli introiti che lo Stato può realisticamente totalizzare sono molto inferiori rispetto ai non meno di 35 miliardi sperati da Siri. E sembra difficile riuscire a coprire con quei soldi il buco di circa 60 miliardi di euro che si aprirebbe – al netto dell’eventuale maggior recupero di evasione – tagliando le aliquote dell’Irpef e quella dell’Ires ai livelli promessi dal contratto di governo. “Ma i calcoli delle Entrate sono basati su criteri diversi”, argomenta il senatore della Lega Armando Siri al Fatto. “Considerano una cartella “lavorabile” solo se il debitore ha uno stipendio, una casa, dei beni aggredibili… al contrario noi chiederemo di pagare aliquote ragionevoli mettendo in condizione di pagare anche chi vuole ma ora non può”.
I punti lacunosi del contratto
Nel contratto anche su questa proposta mancano i dettagli: si legge solo che l’obiettivo della pace fiscale è lo “smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti” mediante “un saldo e stralcio dell’importo dovuto in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica“. Siri però ha le idee chiare: “Ci saranno tre diverse aliquote, pari al 25%, 10% e 6% della somma dovuta, a seconda delle condizioni in cui si trova il contribuente. Fisseremo anche un limite massimo all’ammontare della cartella sanabile. Molti aspetti, tra cui come valutare la “difficoltà economica”, vanno ancora decisi. Ma sicuramente uno dei criteri fondamentali sarà il reddito”.
Cottarelli: “L’ennesimo condono”
Fresco di rinuncia, l’ex commissario alla spending review del governo Letta e premier incaricato da Mattarella, ha commentato così qualche giorno fa la “pace fiscale”: “Ci sono parti di programma che mi vanno benissimo, come la parte sulla corruzione e la lotta all’evasione fiscale. Ma lo strumento è sbagliato, si chiama pace fiscale ma si parte dall’ennesimo condono, tra l’altro molto molto generoso, credo sia un errore. E c’è questa idea fondamentale che per crescere di più si deve fare più deficit pubblico, ma per un paese che ha un debito pubblico già alto è troppo rischioso”.