Sì alla sospensione dei lavori per la TAV Torino-Lione. Anzi, no. Nelle bozze del contratto di governo Lega-M5s il tema dello stop dei lavori in corso del tunnel italo-francese è durato il tempo di una bozza. Nel documento finale, dopo tensioni, polemiche e correzioni di rotta, i due leader si impegnano a "ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia". Luigi Di Maio ha insistito anche negli ultimi giorni: un'opera che forse andava bene 30 anni fa. "Leggetevi il contratto - la replica di Salvini - da nessuna parte c’è scritto che verranno bloccati lavori e cantieri. Alcuni grandi progetti fondamentali andranno avanti, alcuni potranno essere ridiscussi". Una posizione comunque non chiara è piaciuta Oltralpe.
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I richiami della Francia e dell'Unione europea
La prima reazione seccata è arrivata da Bruxelles. "È difficile - ha detto la commissaria ai Trasporti, Violeta Bulc - speculare su cosa farà il nuovo governo, finché non presenta ufficialmente le sue richieste, ma è molto chiaro che il governo italiano nel 2014 ha firmato impegni per completare i corridoi Ten-T di cui fa parte la Tav". "Aspettiamo e vediamo cosa propongono", scrive il Sole 24 Ore.
Sulla questione è intervenuto anche Etienne Blanc, vicepresidente (Les Républicains) della regione Auvergne-Rhône-Alpes con delega a seguire e sostenere i lavori della Lyon-Turin. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Blanc afferma che sarebbe assurdo fermarsi ora, dopo aver cominciato a scavare, ma soprattutto sottolinea che per "l’Italia sarebbe più costoso interrompere i lavori che proseguirli fino alla fine, come concordato".
Non solo ingenti conseguenze economiche
Sarebbe dunque impossibile sospendere i lavori senza pagare un costo rilevante in termini di risorse spese inutilmente, fondi da restituire all’Unione europea, costi di ripristino dei luoghi, eventuali penali per i contratti in corso. Le prime stime parlano di due miliardi di euro, ma queste cifre non tengono conto né della perdita dei contributi della Ue (circa 2,4 miliardi), né del danno in termini di prestigio per l'Italia che straccerebbe unilateralmente un trattato internazionale con la Francia e azzererebbe una delle opere prioritarie previste dai programmi infrastrutturali europei.
"La Sezione transfrontaliera della Torino-Lione - si legge sul quotidiano La Repubblica - è un enorme cantiere in corso in cui sono già stati investiti oltre 1,4 miliardi in studi, progetti ed opere finanziati per metà dall'Unione Europea e al 25 per cento a testa tra Italia e Francia". Lo scrive in un comunicato il presidente dell'Osservatorio per l'Asse ferroviario Torino-Lione, Paolo Foietta, che aggiunge: "L'Europa ha inoltre già assegnato una prima tranche di 813 milioni di euro di finanziamento, nell'ambito del programma Tent-T 2015-2019, per i lavori definitivi a finanziamento del 40 per cento dei costi sostenuti nel periodo".
L'eventuale recesso dagli accordi per costruire la Tav Torino-Lione "avrebbe effetti inediti e costi enorme di complessa quantificazione" e il solo "costo diretto complessivo da restituire a Ue e Francia risulterebbe senz'altro superiore a 2 miliardi": si tratterebbe di "un precedente assolutamente nuovo nelle relazioni europee e sarebbe necessario un nuovo trattato per dettagliare le penalità".
A che punto sono i lavori
La realizzazione è attualmente in corso sulla base di quattro trattati stipulati con la Francia nel 1996, 2001, 2012 e 2015, integrato nel 2016. Il costo complessivo dell'opera è di 8,6 miliardi suddiviso fra Unione europea (40%), Italia (35%) e Francia (25%). La grande infrastruttura è lunga 65 chilometri di cui la parte principale è il tunnel di base del Moncenisio di 57,5 chilometri, di cui 45 in territorio francese e 12,5 in territorio italiano. Il 21 marzo scorso il Cipe ha dato il via libera definitivo alla variante che prevede la realizzazione dell’opera da Chiomonte invece che da Susa. A oggi sono stati realizzati il 14% dei 160 chilometri previsti in galleria. Entro il 2019 è previsto l’affidamento di appalti per 5,5 miliardi divisi in una ottantina di lotti.