Mentre Luigi Di Maio cerca partner che sostengano un suo governo, dalla Confindustria arriva un'apertura di credito condizionata al partito uscito vincitore dalle elezioni. Secondo il numero uno di viale dell'Astronomia, Vincenzo Boccia, i Cinque stelle "sono un partito democratico, non fanno paura". Allo stesso tempo, Boccia, intervenendo a Milano all'assemblea di Sistema Moda Italia, mette però dei paletti e invita a non smontare completamente quanto realizzato dai governi precedenti. "Riteniamo che alcuni provvedimenti abbiamo dato effetti sull'economia reale in questo momento storico, in particolare il Jobs Act e il piano Industria 4.0. Smontarli - avverte - significa rallentare, invece dobbiamo accelerare se vogliamo ridurre il divario e aumentare l'occupazione nel paese abbiamo bisogno di una precondizione che si chiama crescita".
Quel "messaggio forte" che arriva da Berlino
Il monito di Boccia è, però, rivolto anche agli sconfitti, perché collaborino con i Cinque stelle e garantiscano la governabilità del Paese, senza irrigidimenti. Il leader di Confindustria non rivolge la propria esortazione a formazioni specifiche ma sottolinea in modo emblematico il "messaggio forte che viene dalla Germania", dove gli iscritti alla Spd hanno dato il via libera a un nuovo governo di coalizione con la Cdu di Angela Merkel. "Dopo diversi mesi la politica si compatta", sottolinea Boccia, a margine dell'assemblea Sistema moda Italia a Milano. "L'auspicio - aggiunge - è che anche in Italia, dopo l'esito di voto, si entri nei fatti e si costruisca una stagione importante per il nostro Paese e per l'Europa". Ai partiti giunge così un appello affinché "facciano un atto di grande responsabilità nell'interesse del Paese" che deve proseguire e accelerare sulla strada della crescita e delle riforme.
"Abbiamo importanti appuntamenti in chiave europea, con il dibattito e il confronto sul bilancio europeo", ricorda Boccia, "in cui l'Italia non può non presentarsi dal punto di vista politico con una legittimazione forte, perché non possiamo lasciare solo a Francia e Germania il dibattito su questi elementi che per noi sono essenziali e ancora più attuali dopo l'idea di introdurre dazi da parte degli Usa, a cui possiamo rispondere solo in chiave europea". E il reddito di cittadinanza? "Bisogna vedere cosa hanno veramente in mente, quanto è la quota in termini di costo per lo Stato, e quindi quanto incide dal punto di vista di deficit e debito pubblico", replica Boccia, "quest'ultimo non è una questione europea, è una questione italiana. Tra l'altro siccome nei prossimi anni avremo sicuramente un aumento dei tassi di interesse prima riduciamo il debito pubblico e meglio è per il Paese".
Marchionne: "Non ci spaventa un cavolo di niente"
A smorzare i toni apocalittici che, in campagna elettorale, sono stati utilizzati dagli avversari dei 5 stelle a proposito delle prospettive di una loro vittoria, c'è anche il presidente di Fca Sergio Marchionne. "Di Maio e Salvini non li conosco, i 5 Stelle non mi spaventano, ne abbiamo passate di peggio", commenta il manager con il consueto stile tranchant, "non ci spaventa un cavolo di niente". "Ho una grandissima fiducia che il Paese ce la farà e troverà il modo di andare avanti. Il presidente Mattarella ha un grande lavoro da fare, sostituire il mio giudizio al suo sarebbe una grandissima cavolata", ha aggiunto Marchionne da Ginevra, che su Renzi "conferma quanto detto a Detroit". Ovvero, "non lo riconosco più".
Un invito a evitare preoccupazioni eccessive, questa volta rivolto alle autorità comunitarie, è arrivato anche da Pascal Lamy, ex commissario europeo ed ex numero uno della World Trade Organization. "I media, quelli francesi e non solo, hanno esagerato nel mettere sullo stesso piano i populisti italiani con quelli europei, come il Front National e Afd. Il populismo italiano non è' contro l'Europa. Semmai è contro Bruxelles", ha dichiarato l'economista francese a La Stampa, "i Cinquestelle non sono proprio la Le Pen, per essere chiari".