Monete virtuali e pistole vere. Con i bitcoin diventati argomento popolare, si stanno verificando alcune rapine nei confronti dei cripto-ricchi. Non si tratta di furti informatici ma di rapimenti e minacce. Il mese scorso, riporta in un'inchiesta il New York Times, un giovane russo è stato bloccato in un resort di Phuket, in Thailandia. È stato bendato e minacciato fino a quando non ha trasferito dal proprio portafogli digitale bitcoin per circa 100.000 euro.
Poche settimane prima, il capo di una piattaforma di scambio ucraina è stato rapito fino a quando la società ha pagato il riscatto di un milione di dollari (sempre in bitcoin). Un terzo caso si sarebbe verificato a New York, dove un uomo è stato recluso da un conoscente e liberato solo dopo aver trasferito 1,8 milioni di dollari in ether (la seconda criptovaluta per capitalizzazione dopo i bitcoin).
Il colpo più pesante sarebbe turco. Un uomo d'affari è stato bloccato a Istanbul mentre viaggiava a bordo della sua auto. È stato minacciato dai malviventi (che evidentemente sapevano della sua cripto-ricchezza) fino a quando non si è convinto a svelare le credenziali di accesso al suo portafogli virtuale. Che conteneva 3 milioni di dollari in bitcoin.
Non è un novità che a essere prese di mira siano persone e famiglie benestanti. Ma con l'arrivo dei nuovi ricchi e la diffusione delle criptovalute, anche i criminali si sono adattati.
Anche perché il trasferimento di moneta virtuale è rapido, anonimo e non soggetto all'approvazione delle banche. Non è quindi possibile fermare il pagamento una volta inviato, né stornarlo in un secondo momento se si appurasse il reato. Se i criminali si stanno adattando, anche gli inquirenti stanno cercando di farlo. Chainalysis, una società specializzata nella "lettura" della blockchain (il registro digitale su cui si trova nota di tutte le transazione) ha affermato di aver già collaborato con la polizia per rintracciare i flussi di criptovalute.
Resta però un ostacolo in più: anche in caso di flussi intercettati, non è possibile associare la transazione a un nome. Serve altro, come ad esempio un passo falso dei malviventi. Il colpevole della rapina di Phuket è stato beccato perché non ha resistito e ha portato con sè il computer della vittima, rendendosi così più rintracciabile.