Panico a Wall Street nel giorno dell'insediamento di Jerome Powell alla guida della Fed. Dopo un'apertura in calo le vendite si sono intensificate nella seconda parte della sessione e in meno di un'ora il Dow Jones ha superato le soglie di 500, 1.000 e 1.500 punti persi, mentre il presidente Donald Trump parlava in un impianto dell'Ohio. Al suo livello più basso, è sceso di oltre il 10% dal suo ultimo record il 26 gennaio. Secondo gli analisti il Dj non è mai scivolato di 1.500 punti in una sola seduta e non era crollato così tanto neanche durante la crisi finanziaria del 2008.
Il Dow Jones è appunto arrivato a perdere più di 1.500 punti (oltre il 6%), per poi chiudere a -4,62% a 24.345,62 punti (con una flessione di oltre 1.170 punti), il suo calo maggiore dal 2011. Il Nasdaq ha terminato in flessione del 3,78% a 6.967,53 punti mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 4,10% a 2.648,54 punti. Il Dow Jones tra venerdì e oggi ha bruciato 2.100 punti pari a un calo dell'8%.
Il declino, iniziato la settimana scorsa, è stato innescato da un rinnovato nervosismo sull'aumento dei tassi di interesse. Segno di preoccupazione, l'indice Vix, che misura la volatilità sull'S&P 500, ai massimi livelli dall'inizio del 2016. L'annuncio di un aumento significativo delle retribuzioni a gennaio negli Stati Uniti ha ravvivato i timori dell'inflazione e la possibilità di vedere la Fed alzare più velocemente dei tassi previsti.
Questa possibilità ha aumentato i rendimenti nel mercato obbligazionario, con il tasso di finanziamento decennale salito fino al 2,88%, il livello piu' alto dal 2014. Gli analisti vedono nero prevedendo ulteriori perdite nei prossimi giorni. "Considerando la reazione del mercato oggi - ha detto Naeem Aslam di Think Markets - ci stiamo preparando a un viaggio difficile e per il presidente Trump sarà complicato questa volta dare la colpa a Obama. Ho la forte sensazione che quest'ondata di vendite si intensificheraà perché gli 'orsi stanno sentendo l'odore del sangue sulla strada'".
Le prime parole di Powell
E proprio ieri Jerome Powell ha giurato ed è diventato ufficialmente presidente della Federal Reserve Usa al posto di Janet Yellen. "Il sistema finanziario è più forte e più resiliente di quanto non fosse prima dell'inizio della crisi finanziaria. Intendiamo mantenerlo tale", ha detto Powell nel suo discorso di insediamento, trasmesso sul sito della Fed. "Sono onorato - ha aggiunto - di cogliere questa opportunità di servire il popolo americano". "Al momento - ha concluso - la disoccupazione è in calo, l'economia è in crescita e l'inflazione è bassa. Con le nostre decisioni sosterremo l'occupazione, la crescita e la stabilità dei prezzi".
L'indice di punta di Wall Street, il Dow Jones, ha avuto un nuovo 'lunedì nero' perdendo quasi 1.600 punti durante una sessione mai vista. Ha poi chiuso perdendo il 4,61%. Il brusco crollo somiglia a quanto avvenuto il 6 maggio del 2010 quando l'indice ha ceduto oltre il 9% (1.000 punti) in 36 minuti in un episodio chiamato "flash crash". Nonostante numerose indagini da parte delle autorità di controllo (come la Sec americana) non fu possibile determinare con esattezza la causa del fenomeno.
Il "flash crash" deriva probabilmente dal ricorso a software automatici che tendono a compiere operazioni in margini di decimi di secondi. Si pensa infatti che i flash crash possano dipendere da alcuni errori negli algoritmi dei software di trading automatico.
Le cadute clamorose
Ecco le cadute più significative di questo indice, il barometro dei mercati americani, creato il 26 maggio 1896 e recante i nomi di Charles Dow e Edward Jones, fondatori del gruppo di stampa Dow Jones.
- 28 ottobre 1929: giovedi' nero, l'indice scende del 13%.
- 19 ottobre 1987: lunedi' nero, l'indice perde il 22,6%.
- 17 settembre 2001: alla riapertura dopo gli attacchi dell'11 settembre, perde il 7,13%.
- 29 settembre 2008: subendo il pieno impatto della crisi dei "subprime" e' calato del 6,98%.
- 8 agosto 2011: il Dow Jones perde il 5,15% in risposta sia al peggioramento della crisi del debito europeo sia al declassamento dalla tripla A del rating degli Stati Uniti da parte di Standard & Poor's.
- 24 giugno 2016: il Dow Jones ha perso il 3,39% all'indomani della vittoria referendaria dei sostenitori dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea (Brexit). Il DJ ha anche ceduto il 5,66% il 14 aprile 2000 in reazione allo scoppio della bolla di internet. Il Dow Jones nei dodici mesi successivi all'elezione di Donald Trump ha avuto un'ascesa meteorica e ha raggiunto il 26 gennaio un livello storico di oltre 26.600 punti.